Omicidio Lorys, udienza preliminare rinviata a domani: “Panarello molto provata”
Dopo le ultime rivelazioni di Veronica Panarello, la donna accusata di aver ucciso quasi un anno fa il figlioletto Andrea Lorys Stival a Santa Croce Camerina (Ragusa), oggi l’avvocato Pia Giardinelli – vista l’assenza del difensore Francesco Villardita – ha formalizzato la richiesta di rinvio dell'udienza davanti al Gup di Ragusa Andrea Reale per conto della donna. Alle domande sull'eventuale richiesta del rito abbreviato subordinato a perizia psichiatrica, l'avvocato Giardinelli ha detto che “scelte processuali saranno valutate con attenzione sulla base degli elementi di indagine a disposizione”. Il legale non ha voluto anticipare le linee della difesa che verranno esposte domani davanti al giudice per l'udienza preliminare, ma ha sottolineato che la sua assistita, oggi assente in Aula, “è molto, molto provata”. Il marito e il suocero di Veronica Panarello, Davide e Andrea Stival, assistiti rispettivamente dagli avvocati Daniele Scrofani e Francesco Biazzo, chiederanno al Gup di Ragusa di potersi costituire parte civile nel procedimento contro la donna accusata di avere ucciso Lorys.
"Davide Stival pronto a qualunque verità" – Intanto l’avvocato Daniele Scrofani ha spiegato come sta vivendo questo momento il papà di Lorys, soprattutto dopo che sua moglie ha “confessato” che suo figlio è morto in un incidente e che lei ha portato il corpo nel canalone quando era già morto. “Durante un colloquio con Davide Stival, sollecitata dal marito, Veronica Panarello aveva escluso che il bambino potesse essere rimasto vittima di un incidente, adesso torna indietro, e non è facilissimo credere a questa versione”, ha detto l’avvocato dicendo che il suo assistito è stanco ma ansioso di affrontare il processo per capire come andrà a finire questa vicenda. “È pronto a qualunque verità purché si arrivi a un accertamento pieno. E grazie al lavoro, che non si è mai fermato, della Procura e di polizia di Stato e carabinieri di Ragusa ci stiamo arrivando, poco a poco”, ha detto l’avvocato. In questi giorni – ha continuato – Davide Stival “sta affrontando la vita cercando la normalità, andando a lavorare” e “domani dovrebbe essere in aula”. Il fratellino di Lorys, ha spiegato ancora Scrofani, sta bene, in un ambiente tutelato: “Vive in famiglia, va all'asilo e apparentemente non ha problemi”.
Si cerca ancora lo zainetto di Lorys – Intanto nella strada che collega Santa Croce Camerina e Donnafugata si cerca ancora lo zainetto del bambino. In quella zona Veronica Panarello ha detto di averlo gettato dopo avere abbandonato il corpicino di Lorys nel canalone di contrada Mulino Vecchio. La Panarello, durante il sopralluogo di ieri nella stessa zona, sottolineano il procuratore Carmelo Petralia e il sostituto Marco Rota, ha “riferito ulteriori importanti elementi rispetto alle dichiarazioni già rese in sede di interrogatorio del 13 novembre scorso”, e per questo i magistrati hanno “ritenuto opportuno ascoltare nuovamente l'indagata che ha fornito una diversa versione”. “Le dichiarazioni rese – così il procuratore Petralia e il sostituto Rota – sono al vaglio di questa Procura della Repubblica che le sta valutando unitamente agli investigatori della Polizia di Stato e dei Carabinieri”.
Panarello: “Lorys era in piedi con le mani sul petto, non respirava” – “Era in piedi, con il busto reclinato in avanti e la mani poggiate sul petto, ho pensato che avesse difficoltà a respirare per avere ingerito qualcosa che gli era andato di traverso”, così Veronica Panarello avrebbe ricostruito la scena dell’incidente che a suo dire avrebbe causato la morte di suo figlio. Lei, fa mettere a verbale il 13 novembre scorso, tenta di soccorrerlo “battendogli gli schiena” e anche “cercando di mettergli una mano in bocca”, ma “era serrata” e non riusciva ad aprirla. Quando il bambino, “violaceo in viso”, “si accascia in posizione supina”, Panarello ha “potuto notare che il collo era cinto da una fascetta, le stesse che aveva ai polsi” e che si era messo per giocare la sera prima. Avrebbe tentato disperatamente di togliere la fascetta, di strapparla “anche con le unghie”, senza riuscirci. Per questo la taglia con “la forbice arancione”. “Ho poggiato la mia guancia sulla sua bocca – aggiunge la donna – per potere udire il suo respiro, ma non sentivo nulla”. Ai Pm ha detto che il primo istinto è stato quello di chiamare aiuto con il cellulare, ma, “mi sono bloccata e ho pensato che non avrei saputo come giustificare quanto accaduto”. Quindi la decisione di portare via il corpicino. “Mi sono diretta verso Punta Secca non sapendo ancora dove andare, combattuta tra chiedere soccorso e il dubbio su come avrei potuto giustificare l'accaduto”, avrebbe spiegato. Dopo aver abbandonato il corpo è tornata a casa, ha recuperato indumenti e zaino del figlio, poi buttati via mentre andava al corso di cucina.