Omicidio Lorys Stival, la difesa di Veronica Panarello: “Manca il movente, serve perizia”
"Non può esistere un processo di omicidio di tale natura senza un movente. E non abbiamo neanche uno stato di incapacità psicologica o psichiatrica" visto che all'imputata non è stata concessa la perizia". È questa la tesi difensiva dell'avvocato Francesco Villardita, legale di Veronica Panarello, la donna condannata in primo grado a 30 anni di reclusione per l’omicidio del figlioletto Lorys Stival, avvenuto a a Santa Croce Camerina (Ragusa) il 29 novembre del 2014. Nella sua lunga e articolata arringa nel processo di secondo grado davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Catania, il legale ha ribadito l'innocenza della sua assistita tentano di ribaltare l’esito della sentenza di primo grado con la stessa tesi: a uccidere il piccolo Lorys non sarebbe stata la madre ma il nonno.
Secondo la difesa di Veronica Panarello, dietro questa terribile vicenda ci sarebbe la presunta relazione extraconiugale tra la sua assistita e il suocero Andrea Stival. Una tesi già smentita dagli inquirenti nel precedente grado di giudizio e dallo stesso Gup nella precedente sentenza che ha stabilito che è stata soltanto lei a uccidere Lorys. “La sentenza copre dei vuoti logici, con argomentazioni né tecniche né scientifiche" ha spiegato però l'avvocato Villardita. Per i legale la mamma del piccolo Lorys ha mentito perché forse aveva paura, non trovava il coraggio di raccontare tutta la verità o provava vergogna per la presunta relazione con il suocero.
"A Veronica non sono state riconosciute neanche le attenuanti generiche, a prescindere da quello che avrebbe fatto. E cercheremo di dimostrare che non l’ha fatto” ha proseguito l'avvocato, annunciando che chiederà ancora una volta una perizia psichiatrica sulla donna. "Necessita che la dichiarazione finale di Veronica sia riscontrata o sia riscontrabile. Veronica Panarello sta offrendo movente, arma del delitto, e una criminodinamica assolutamente logica e credibile, ma questi elementi devono essere verificati e noi li abbiamo verificati" ha concluso l'avvocato. Il processo è stato aggiornato al prossimo 6 giugno per il proseguimento dell’arringa difensiva. L'accusa sostenta da sostituto Procuratore generale Maria Aschettino, ha già chiesto che venga confermata la condanna a 30 anni di reclusione per la donna