Omicidio Garlasco: Cassazione conferma condanna per Alberto Stasi
Ore 13.40 – Alberto Stasi si è costituito, è in carcere. Dopo che la Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna a 16 anni per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, Alberto Stasi si è costituito in carcere. Da quanto si apprende, Stasi si è presentato nel carcere di Bollate (Milano) accompagnato dalla madre.
Dopo una camera di consiglio di qualche ora la Corte di Cassazione ha confermato la condanna per Alberto Stasi, accusato di aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi a Garlasco. Si chiude così la lunga vicenda giudiziaria di Stasi, per il quale – adesso che la condanna è definitiva – si aprono le porte del carcere. Alberto Stasi era stato assolto in primo e in secondo grado e poi condannato con rito abbreviato a 16 anni di carcere nell'appello bis lo scorso anno, dopo l’annullamento con rinvio da parte della Suprema Corte dell’assoluzione di secondo grado. In aula oggi non c'erano né l'imputato né i familiari della vittima.
La mamma di Chiara Poggi: "Giustizia è stata fatta"
Pochi minuti dopo la sentenza i genitori di Chiara, che aspettavano il verdetto a Garlasco, hanno commentato emozionati con i giornalisti la condanna di Stasi affermando che, finalmente, “giustizia è stata fatta”. Dopo oltre otto anni l’omicida della figlia ha per la giustizia un volto e un nome, quello del suo fidanzato Alberto. Il padre di Chiara, Giuseppe, ha spiegato di “non essere in grado di dire” se la pena inflitta ad Alberto Stasi sia giusta ma “ci atteniamo alle regole”. “Otto anni per avere una sentenza definitiva sono tanti – ha sottolineato Rita Poggi – ma in tutto questo tempo non abbiamo mai pensato di mollare e di rinunciare a chiedere la verità”. “Nel corso dei processi sono emersi elementi che ci hanno reso sempre più convinti della colpevolezza di Alberto Stasi – ha concluso la mamma di Chiara -, in questo momento mi sembra prematuro andare a parlare con sua madre”.
Difesa Stasi: “Se uno commette un fatto del genere deve avere l’ergastolo”
“È una cosa allucinante prendiamo atto di questa decisione. Ora Alberto andrà in carcere, non può fare nient'altro”, è il primo commento dopo la sentenza dell’avvocato Fabio Giarda, uno dei difensori di Alberto Stasi. “Come si fa a mettere in carcere una persona quando c’è una sentenza completamente illogica. Quanto detto ieri dal pg è la realtà dei fatti. Questa è una pena che non sta né in cielo né in terra: se uno ha compiuto un fatto del genere – ha detto l’avvocato – deve essere condannato all'ergastolo”.
Pg Cassazione chiedeva di annullare la condanna di Stasi
Ieri a sorpresa il sostituto pg della Cassazione, Oscar Cedrangolo, aveva chiesto l’annullamento con rinvio in accoglimento del ricorso dell’imputato, che appunto chiedeva l’assoluzione, e del ricorso del pg di Milano, che al contrario chiedeva anche l’aggravante di crudeltà. Il procuratore generale aveva sottolineato “la debolezza dell'impianto accusatorio” che ha portato alla condanna di Stasi per l'omicidio di Chiara Poggi. Nell'articolata requisitoria aveva scandagliato punto per punto gli indizi che hanno portato alla sentenza di condanna dello scorso anno. “In questa sede – aveva spiegato – non si giudicano gli imputati ma le sentenze. Io non sono in grado di stabilire se Alberto Stasi è colpevole o innocente. E nemmeno voi, ma insieme possiamo stabilire se la sentenza è fatta bene o fatta male. A me pare che la sentenza sia da annullare”.
I legali dei Poggi: “La verità è già emersa”
Cedrangolo aveva sottolineato come il rinvio per un appello bis da parte della Cassazione dopo due sentenze di assoluzione avesse anche tenuto conto del “grido di dolore” dei familiari. “Non siamo qua a rappresentare nessun grido di dolore ma la convinzione granitica che la verità sia emersa”, aveva detto nella sua arringa l'avvocato Francesco Compagna, che assieme a Gian Luigi Tizzoni rappresenta la famiglia di Chiara Poggi. Il difensore della famiglia della vittima aveva fatto espressamente riferimento a un passaggio della requisitoria del Pg. Le arringhe degli avvocati si sono protratte ieri per oltre tre ore tanto che il presidente del Collegio della Quinta sezione penale della Cassazione Maurizio Fumo ha più volte richiamato alla sintesi sottolineando la necessità di “ritirarci in camera di consiglio con una capacità mentale congrua”.
Omicidio Chiara Poggi: un giallo che va avanti da otto anni
Chiara Poggi fu uccisa il 13 agosto del 2007 nella sua villetta di Garlasco, dove viveva con il fratello e i genitori che in quel momento non erano in casa: quella mattina la giovane, ancora in pigiama, fu tramortita e gettata dalle scale che portano alla cantina. Alberto Stasi, fidanzato di Chiara, fu il primo a trovare il corpo e dare l’allarme. Stasi, all’epoca 24enne studente bocconiano, per tutta la notte fu ascoltato dai carabinieri. I sospetti puntarono subito su di lui.