Omicidio di Marta Russo: Scattone e Ferraro risarciranno la famiglia della studentessa
Ricorderete tutti l'omicidio di Marta Russo, la studentessa di Giurisprudenza, rimasta uccisa nel maggio del 1997 da un colpo di pistola esploso mentre la giovane camminava tra i viali interni dell'Università La Sapienza di Roma in compagnia di una sua amica. Fu un caso molto dibattuto sul quale l'opinione pubblica, come spesso accade, si divise in innocentisti e colpevolisti nei confronti dei due principali indagati Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, due assistenti universitari.
Ieri il caso è ritornato nelle aule della tredicesima sezione del Tribunale civile di Roma dove si è stabilito che Scattone e Ferraro dovranno risarcire la famiglia della studentessa per un milione e centomila euro. Il Tribunale ha respinto, invece, la richiesta di risarcimento avanzata dai legali della famiglia Russo nei confronti dell'Università La Sapienza: secondo i giudici, infatti, non si può chiedere ad una struttura pubblica come l'università di sorvegliare ogni angolo.
Per quanto concerne l'aspetto penale della vicenda, il delitto di Marta Russo è stato oggetto di ogni grado di giudizio e Scattone e Ferraro nel 2003 la Cassazione li ha condannati per omicidio colposo(escludendo quindi il dolo) rispettivamente a 6 e 4 anni di reclusione. Le indagini che portarono alla soluzione del caso si mostrarono sin da subito piuttosto intricate. Nei giorni immediatamente precedenti all'omicidio di Marta Russo l'ateneo romano aveva eletto i rappresentanti universitari; ci fu una vittoria stracciante della destra e in prima analisi gli inquirenti credettero in un ritorno alla strategia della tensione degli anni 70-80. L'ipotesi però venne ben presto abbandonata perché né Marta né l'amica con cui si trovava al momento dell'uccisione erano iscritte ad alcun movimento politico.