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Omicidio Borsellino, colossale depistaggio: indagati tre poliziotti per calunnia

La procura di Caltanissetta lancia una nuova inchiesta sulla morte del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta. Accusati di calunnia tre poliziotti, che avrebbero manipolato le dichiarazioni di Spatuzza e Scarantino sulla strage di Via D’amelio. “Un colossale depistaggio” per il procuratore capo Sergio Lari.
A cura di Daniela Caruso
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Fratello del giudice Paolo Borsellino

Sono passati 19 anni dalla morte di Paolo Borsellino, avvenuta il 19 luglio 1992. Il dolore non svanisce, il ricordo di un grande magistrato ucciso perché faceva bene il suo mestiere non sbiadisce, ma in tutto questo tempo l’inchiesta sulla morte del giudice siciliano sembrava aver assunto una direzione sbagliata. La procura di Caltanissetta, con il procuratore capo Sergio Lari, ha stabilito l’apertura di una nuova inchiesta per indagare sui depistaggi che sarebbero stati messi in atto sull’uccisione di Borsellino e della sua scorta e che avrebbero condotto in galera sette persone innocenti, condannate all’ergastolo con sentenza definitiva.

Alcuni collaboratori di giustizia hanno fornito nuove dichiarazioni che hanno dato il via a questa nuova indagine giudiziaria, che prende piede soprattutto dalla ritrattazione di Vincenzo Scaratino, il quale, in un primo momento, ammise di aver partecipato alla strage di Via D’Amelio e, in seguito, ritrasse tutto dopo che il pentito Gaspare Spatuzza si auto-accusò di aver rubato l’auto destinata all’attentato e di aver preparato l’ordigno esplosivo, sotto gli occhi di un agente dei servizi segreti civili. Nel vortice dell’indagine sono inclusi tre funzionari dello Stato, sui quali penderebbe l’accusa di calunnia, poiché i tre poliziotti avrebbero costruito la finta testimonianza di Scarantino, depistando, così, l’intero processo, con la conseguente incarcerazione di sette persone estranee ai fatti.

Lari definisce un “colossale depistaggio”, quello che è stato architettato dagli apparati investigativi e dai servizi segreti per manipolare le dichiarazioni di Scarantino. I tre poliziotti, ora indagati per calunnia, che facevano parte della squadra del questore Arnaldo La Barbera, avrebbero inscenato finte verità sull’organizzazione e sull’assassinio di Borsellino e della sua scorta. Sotto inchiesta anche alcuni fogli su cui furono scrite delle annotazioni di un poliziotto che avrebbe poi detto a Vincenzo Scarantino cosa dire in sede processuale. Sarebbero state modificate anche alcune dichiarazione dello stesso pentito dagli investigatori del tempo. Sono trapelati alcuni dei nomi coinvolti in questo grande depistaggio: Vincenzo Ricciardi, Salvatore La Barbera e Mario Bo, che facevano parte della squadra di Arnaldo La Barbera. Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso e leader del Movimento delle Agende Rosse, ha dichiarato in un'intervista a Il Sud, di essere molto preoccupato per l'incolumità dei pm nisseni, in quanto "Il clima e' quello del 1992. Si respira la stessa aria con la politica in cerca di nuovi equilibri come allora e temo anche per la vita dei magistrati", e che la revisione del processo possa indurre "tutti quelli che in questi anni hanno mentito e depistato le indagini" a fare ogni cosa "per fermare i magistrati".

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