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Omicidio al parco Lambro, un testimone: “L’uomo che scappava non era armato”

La versione di Alessandro Amigoni, il vigile urbano accusato di omicidio volontario che lunedì ha sparato e ucciso Marcelo Valentino Gomez Cortes, continua a trovare testimonianze che sembrano smentirlo. I due cileni di Milano non avrebbero avuto, secondo i testimoni presenti, alcuna arma. Cortes avrebbe inoltre urlato al vigile di non sparare.
A cura di Susanna Picone
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La versione di Alessandro Amigoni, il vigile urbano accusato di omicidio volontario che lunedì ha sparato e ucciso Marcelo Valentino Gomez Cortes, continua a trovare testimonianze che sembrano smentirlo. I due cileni di Milano non avrebbero avuto, secondo i testimoni presenti, alcuna arma. Cortes avrebbe inoltre urlato al vigile di non sparare.

La brutta vicenda avvenuta lo scorso lunedì al parco Lambro di Milano, quando nel corso di un inseguimento un vigile urbano ha sparato e ucciso un giovane cileno, continua a mostrare troppi punti oscuri ora al vaglio degli investigatori. Il vigile dal quale è partito il colpo che ha ucciso Marcelo Valentino Gomez Cortes, 28 anni, è ora accusato di omicidio volontario, posizione che si è aggravata anche a causa delle diverse versioni contrastanti fornite dai vigili e dai testimoni. Lui, Alessandro Amigoni, 36enne, fin dall’inizio si è difeso dicendo che i due cileni fossero in possesso di un’arma ed è soprattutto su questo punto che stanno venendo fuori nelle ultime ore testimonianze e riscontri che non sembrano confermare la sua tesi.

In primis Amigoni sarebbe stato smentito dai suoi stessi colleghi a proposito della presenza di un’arma e poi, nelle ultime ore, avrebbe detto la sua anche un presunto testimone che si è presentato in questura. L’uomo avrebbe, infatti, raccontato di aver assistito alla tragedia di parco Lambro e di ricordare ogni dettaglio di quell’episodio. Dall’inseguimento dei vigili allo sparo che ha ucciso il cileno. Il testimone, a tal proposito, è convinto del fatto che nessuno dei due fuggiaschi fosse in possesso di un’arma, né la vittima né l’amico in fuga che ancora non è stato ritrovato. Uno dei due, secondo la sua testimonianza, avrebbe anche urlato al vigile un “Non sparare, non facciamo niente”. Ancora ci sarebbero state altre testimonianze relative al pomeriggio di lunedì che saranno verificate dagli investigatori.

Il complice di Cortes sarebbe scappato per paura senza alcuna arma – Si spera inoltre che ulteriori informazioni preziose per far luce su questa storia possano arrivare direttamente dall’uomo in fuga, il “complice” di Cortes, quello che avrebbe avuto una pistola con sé e avrebbe spinto Amigoni a sparare pur di difendersi. Nella comunità cilena circola in queste ore la voce che quest’ultimo avrebbe già contattato un legale e vorrebbe presentarsi in questura per dare la sua versione dei fatti e cioè, evidentemente, quella che confermerebbe la tesi del testimone, un uomo disarmato che è scappato per paura. Intanto, oggi, dovrebbe essere finalmente effettuata l’autopsia sul corpo di Cortes che chiarirà meglio la dinamica della morte dell’uomo. Anche il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha commentato la vicenda di parco Lambro dicendosi “profondamente colpito” e augurandosi che l’accertamento della verità avvenga in tempi ragionevolmente brevi.

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