Oltre al voto di laurea nei concorsi pubblici conterà anche l’ateneo
Nei concorsi pubblici a fare la differenza non sarà più soltanto il voto di laurea, ma potrà contare anche l’università. Lo prevede un emendamento approvato al disegno di legge sulla Pubblica amministrazione in discussione in commissione in seconda lettura alla Camera. L’emendamento parla di “superamento del mero voto minimo di laurea quale requisito per l'accesso” e “possibilità di valutarlo in rapporto ai fattori inerenti all'istituzione che lo ha assegnato”. La proposta nasce dall’idea di far sì che le barriere di accesso ai concorsi non siano determinate solo da fattori puramente numerici, ma anche da altri inerenti alla qualità e alle caratteristiche dell’istituzione che ha rilasciato il titolo. A questo punto dovranno essere individuati i criteri che peseranno quanto valga ogni voto nei singoli atenei. Un’indicazione potrebbe arrivare dall’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (Anvur), istituita nel 2006.
Possibilità di rimuovere un dipendente dopo una sostanziale “bocciatura” – Quella relativa alle graduatorie nei concorsi non è l’unica novità varata in commissione. I dirigenti pubblici potranno essere licenziati se privi di incarico per un certo periodo ma non sarà l’unica condizione richiesta: l’uscita dal ruolo scatta solo se prima c’è stata una sostanziale “bocciatura” da parte dell’amministrazione. Il collocamento in disponibilità – è quanto prevede un emendamento approvato al ddl P.a. – sarà “successivo a valutazione negativa”.