Oggi il pittore e scenografo della danza Leon Bakst compirebbe 150 anni
Leon Bakst è lo pseudonimo di Lev Rosenberg, artista ebreo nato il 10 maggio 1866 nella bielorussa Grodno, a quasi trecento chilometri da Minsk. Studente apprezzato da subito all'Accademia delle Belle Arti di San Pietroburgo ed all'Académie Julian di Parigi, dove approfondisce la conoscenza dell'arte francese accostandosi al simbolismo, Leon Bakst nel 1898 fonda con l'impresario teatrale Sergej Djagilev il gruppo d'avanguardia Il mondo dell'arte. Negli anni si specializza nel realizzare anche ritratti di diversi suoi colleghi, da Sergej Diaghilev stesso ad Aleksandr Benois e di sua moglie Anna Kind, oltre che della poetessa Zinaida Hippius, riuscendo ad entrare nel novero degli artisti di fama. E così dopo i primi significativi successi conseguiti presso i Teatri Imperiali di San Pietroburgo, lo scenografo lasciò nel 1909 la Russia alla volta di Parigi, unendosi alla compagnia dei Ballets Russes di Sergej Diaghilev nell'anno della loro fondazione. Come creatore delle scene e dei costumi, riuscì sapientemente a coniugare la raffinatezza del simbolismo francese con la tradizione popolare russa, sfruttando appieno l'opportunità concessagli dall'impresario russo di collaborare con alcuni dei maggiori compositori dell'epoca quali Igor Stravinskij, Maurice Ravel, Reynaldo Hahn e Claude Debussy. Il successo dei bozzetti di scena e dei figurini dei costumi di Leon Bakst andò ben oltre l'Atlantico, aprendogli le porte della fama e dei mercati ben più patinati della moda, avviando fruttuosissime collaborazioni con gli stilisti francesi Paul Poiret e Jeanne Paquin, fondatore dell'omonima Maison Paquin. È proprio lo scenografo dei Ballets Russes che lancia la moda dei turbanti, dei pantaloni larghi e delle parrucche colorate. E sempre lui creò i costumi stravaganti per la marchesa Luisa Casati, musa di molti artisti del Novecento. Solo la prematura morte nel 1924 a Parigi impedì a Leon Bakst di aprire una propria casa di moda di abiti, gioielli, mobili e carta da parati ad ennesima dimostrazione della versatilità dell'artista di Grodno.
Shéhérazade, L'uccello di fuoco, Il pomeriggio di un fauno, Daphnis et Chloé e Le Dien Bleu sono i masterpiece di Leon Bakst
L'epoca dei Ballets Russes avviò la stagione della nuova danza del Novecento, introdotta con forza nell'arte totale vista e rivista dall'impresario Sergej Diaghilev. Già nel 1907 il coreografo Mikhail Fokine aveva coreografato ed inscenato La Chopiniana, sullo spartito di Fryedryk Chopin, come primo atto coreutico dell'arte per l'arte coevo di tante rappresentazioni di quegli anni. Quel titolo nel 1909, per volere dello stesso geniale impresario, La Chopiniana cambiò nome a vantaggio de Les Sylphides, ovvero l'ultimo omaggio al romanticismo di balletto incarnato dal primo balletto del repertorio bianco de La Silfide di Filippo Taglioni del lontanissimo 1832. Da lì, esattamente dal 1909 al 1929, la storia della danza e del balletto è stata appannaggio dei Ballets Russes di Sergej Diaghilev e della folta schiera di artisti aderenti alla cultura totale dell'arte per l'arte. E da subito tra questi artisti figurò lo scenografo Leon Bakst, autore della Shéhérazade del coreografo Mikhail Fokine e del compositore Rimskij-Korsakov e L'uccello di fuoco di ancora Mikhail Fokine ed Igor Stravinskij del 1910, Il pomeriggio di un fauno di Vaslav Nijinskij e Claude Debussy, Daphnis et Chloé di Mikhail Fokine e Maurice Ravel e Le Dieu Bleu sempre di Mikhail Fokine su spartito di Reynaldo Hahn del 1912. Agli albori del Novecento i suoi costumi diedero nuova vita alla bellezza della leggendaria ballerina Mathilde Kschessinska, sottolineando l’eleganza del corpo di Anna Pavlova e aiutando Ida Rubinstein a presentare in scena il personaggio scandaloso del Salomè, la cui prima versione venne peraltro vietata in Russia, nonché della Shéhérazade del 1910. L’interesse per il movimento e il nudo, i motivi orientali, la passione e l’erotismo raffinato divennero nuovi elementi che accompagnarono i Balletts Russes nei libretti, nelle scenografie e nei costumi. La morte prematura di Leon Bakst del 1924, un lustro prima della morte di Sergej Diaghilev e del conseguente scioglimento della compagnia dei Ballets Russes, interruppe un fiume in piena di creatività al servizio del balletto, tuttavia seguito con straordinari risultati da altri grandi artisti quali André Derain, Henri Matisse e Pablo Picasso che suggellarono inevitabilmente l'immenso lavoro avviato da Leon Bakst.