Ocse: Pil Italia +0,2% nel 2015, penultima in G20. “Eurozona? Crescita ferma”
E’ pur vero che ci sono alcuni Paesi membri che stanno "cominciando a risalire la china", nel suo insieme "la zona euro sta rallentando fino a fermarsi e rappresenta un rischio rilevante per la crescita mondiale, con la disoccupazione che resta alta e l'inflazione lontana dall'obiettivo". Lo scrive l'Ocse nell'Economic outlook, documento dal quale si evince che il 2015 non sarà altro che l’ennesimo anno di transizione. E l'uscita dalla crisi per l'Eurozona sarà ancora da rimandare. L'unione monetaria, ha spiegato il capo economista Catherine Mann durante la presentazione dell'Outlook, “corre il rischio di trovarsi una crescita zero e un'inflazione zero”, cosa per cui l'Ocse è “molto preoccupata”. Nel testo si legge: "Alla luce di un'economia debolissima e del rischio di deflazione, la Bce dovrebbe espandere il suo sostegno monetario oltre le misure già annunciate. Ciò dovrebbe includere un impegno a un acquisto consistente di attività finché l'inflazione non sarà tornata nei ranghi". Secondo l'organizzazione di Parigi, "ulteriori acquisti di attività potrebbero includere obbligazioni garantite da mutui con bassi rating, corporate bond e titoli di Stato".
Pil Italia +0,2% nel 2015, penultima in G20
Per quanto riguarda le stime del Pil dell'Italia, l’Ocse per il 2015 le ha riviste a +0,2%, dal precedente +0,1% comunicato lo scorso settembre (contro il +0,6% scontato dalla Legge di Stabilità), e prevede per il 2016 un miglioramento dell'1%. Un lieve progresso che tuttavia non impedisce al nostro Paese di lasciare il fondo classifica; solo la Russia, ferma a zero, fa peggio di noi. Per l'area Euro, in particolare, l'Organizzazione parigina conferma le stime di settembre a +1,1% per il Pil 2015, mentre prevede +1,7% nel 2016. In Eurolandia la crescita ha subito una frenata, spiega l'Ocse, in quanto "la debolezza di Germania, Francia e Italia ha annullato i miglioramenti nei Paesi periferici e l'inflazione è continuata a calare". L'area euro, si legge nel rapporto, deve utilizzare "tutto il margine disponibile nell'ambito delle regole europee" per evitare "una contrazione fiscale pro-ciclica" e sostenere la crescita.