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Occupare Wall Street: ecco chi sono gli “indignados” d’America

Il movimento degli “indignados” a stelle e strisce si chiama “Occupy Wall Street”, sono tanti, sono arrabbiati, sono pacifici ma non hanno paura. Prendono ispirazione e coscienza civile dalle proteste della Spagna, della Grecia, dell’Egitto, della Siria. Il mondo come un grande Titanic: è la rivolta della terza classe.
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"Occupy Wall Street", ovvero occupare Wall Street. E' il movimento degli "indignados" americani che si pone come obiettivo quello di protestare contro finanza e Sistema, tutti insieme per far sentire forte la propria voce. Sono tutti studenti, insegnanti, organizzazioni sindacali, veterani di guerra, disoccupati ma anche famiglie, gente comune e qualche personalità dello starsystem "underground": dalla loro parte, infatti, c'è quel Michael Moore, documentarista di Bowling a Columbine e Fahrenheit 9/11, e Susan Sarandon, attrice e produttrice da sempre in prima linea in battaglie come l'ecologia, la pace e il riconoscimento dei diritti civili degli omosessuali.

Tira un'aria cattiva, da un pò di tempo a questa parte e non solo in America. Le capitali in protesta sono sempre di più e, per convenzione, i movimenti vengono indicati come gli "indignados", proprio perchè i primi a farsi sentire sono stati quelli di Madrid. Mettiamola così: immaginate che il mondo sia come un immenso Titanic, "la prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore e spavento", aiutatevi, se preferite, con le immagini vivide del film di James Cameron, prendete in esame il fatto che le persone della terza classe sono con l'acqua alla gola e non vogliono perdere il loro diritto di arrivare ad una scialuppa di salvataggio al pari della prima e della seconda classe. Questa è la fotografia attuale: c'è un Sistema Mondo e c'è un Popolo Mondo che, adesso come mai prima d'ora, sono distanti l'uno dall'altro.

Occupato il ponte di Brookyln, 700 arresti

Sono arrabbiati, sono indignati ma quello che meraviglia di più è che sono organizzati alla perfezione. Hanno un blog in costante aggiornamento (occupywallst.org) che punta a dare tutti gli aggiornamenti della protesta ma, soprattutto, tutti i contatti, i numeri di telefono, le mail dei vari distretti di polizia (i "precint"), degli affari interni della NYPD, dell'ufficio del Sindaco Bloomberg. Invitano alla partecipazione attiva, promulgano il risveglio delle coscienze e, soprattutto, non hanno paura.

E così, dopo aver tentato di marciare sulla Quinta strada, con l'interruzione della polizia che ha caricato ed arrestato una decina di persone, stavolta hanno marciato, occupando le corsie centrali, sul ponte di Brooklyn paralizzando di fatto il traffico cittadino. La polizia non se ne è stata a guardare e, organizzando quasi una trappola, ha fasciato entrata e uscita del ponte con una rete di plastica arancione. In 700 sono stati arrestati con manette di plastica "usa e getta", nonostante si sia trattata di un'occupazione pacifica. Gli "indignados" a stelle e strisce sono stati poi rilasciati, dopo una denuncia per disordini. Ma non finisce qui. Adesso l'obiettivo è Washington, la Casa Bianca, c'è curiosità di vedere quale sarà l'atteggiamento di Barack Obama, accusato dal movimento di essere troppo fragile, troppo moderato davanti allo stapotere delle lobby.

Occupy Wall Street: la protesta della "terza classe" americana

Gli Indignados d'America fanno sapere i motivi della protesta, sono in tanti: studenti, sindacati, disoccupati, insegnanti e gente comune

Questo è un loro video "divulgativo", girato tra il quinto e il sesto giorno di manifestazione. Scrivono in didascalia: "Vogliamo condividere tutte le informazioni sul nostro movimento sociale che prende sempre più forma in tempo reale. Nonostante i tentativi dei media, della stampa, di Yahoo di censurarci stiamo crescendo, inoltrate il nostro video tramite Facebook, e-mail, twitter per rendere il nostro dissenso circolare". La terza classe del Mondo è unita, le proteste stanno arrivando, timidamente, anche all'esterno delle Borse di Madrid, Barcellona, Las Palmas, Francoforte, Berlino, Milano, Lisbona e Tel Aviv. Twitter diventa motore d'informazione dell'azione di protesta, è un coro che cresce sempre di più. E' impossibile non dargli ascolto, impossibile fermarlo con manette "usa e getta".

15M, gli indignados spagnoli dopo la protesta

Madrid. Era il 15 maggio 2011, giorno delle elezioni amministrative, parte la protesta degli "indignados". Chiameranno il loro movimento, appunto, 15M, la data della loro "riunione" in piazza. Nascono per promuovere democrazia partecipata uniti dallo slogan: "Non siamo marionette nelle mani dei politici". Oggi si sono dati una struttura, si sono organizzati ma, guai a parlare di affiliazione politica. Sono completamente autonomi ed apartitici.

Non stanno più in piazza ma restano attivi e vigili, organizzando piccole riunioni di quartiere per fare il punto sulla situazione, felici di aver risvegliato le coscienze e di essere stati propulsori di una rete "mondiale" di protesta pacifica e partecipata. Il loro blog continua ad essere costantemente aggiornato e, non a caso, in questi giorni di protesta americana, esprimono solidarietà e supporto ai "compagni" a stelle e strisce. Siamo davanti ad un bivio, alla scissione tra un Sistema che si trova in una direzione opposta rispetto al Popolo, che chiede risposte e pretende rispetto. Altro che "le brioches di Maria Antonietta". Il cambiamento è imminente.

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