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Opinioni

O con Renzi o con Grillo: queste Europee sembrano un derby

Più che un referendum su Governo, Europa e moneta unica, queste Europee saranno il primo atto del duello fra Grillo e Renzi, fra il “Messia della rottamazione” e il “Messia del tutti a casa”. Ma non solo, perché gli elettori di PD e M5S non sono mai stati così lontani…
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A meno di 20 giorni dal test delle elezioni europee 2014 lo scenario è sostanzialmente quello ampiamente previsto da mesi a questa parte. È il primo, vero e sostanziale, duello fra Matteo Renzi e Beppe Grillo, la prima consultazione elettorale che estremizza la distanza fra gli elettori del Partito Democratico ed i militanti del Movimento 5 Stelle, dopo la "ratifica" dell'impossibilità di qualunque tipo di convergenza "organica" e dopo l'esasperazione delle "differenze" tra i due mondi. Perché di questo si tratta, di un duello assieme individuale e collettivo, che più che la prova finale, rappresenterà una specie di test intermedio che permetterà a Renzi di capire in che modo gli italiani hanno valutato lo strappo con Letta e le prime mosse del Governo (ed eventualmente di "ricalibrare" il bilancino) e a Grillo di conoscere quali sono le vere potenzialità del Movimento 5 Stelle (se cioè c'è davvero lo spazio di manovra per completare in breve tempo il percorso verso la trasformazione del M5S in forza di Governo). In mezzo finiranno praticamente tutti, dal cantiere centrista a quello della sinistra, passando per ciò che resta di Forza Italia (alle prese col nodo Berlusconi) e la resistenza leghista.

Un test intermedio perché, a dispetto della comunicazione e della propaganda politica, è chiaro a tutti che non esiste alcun automatismo (né formale né politico) che vincoli il risultato delle Europee alla stabilità dell'esecutivo. Anzi, non sfugge agli analisti che un eventuale boom dei 5 Stelle, unito alle difficoltà del Pd e alla batosta cui potrebbe andare incontro Forza Italia, rappresenterebbe paradossalmente un collante per l'esecutivo di Renzi: chi mai spingerebbe per andare al voto in queste condizioni (e per giunta senza nuova legge elettorale)? Sul fatto che poi Napolitano possa o addirittura debba dimettersi nel caso di un sorpasso del M5S ai danni del PD poi c'è poco da discutere: la questione non ha alcun senso, almeno declinata in questi termini (diverso è invece il discorso sulle implicazioni di carattere politico e sull'eventuale bocciatura da parte degli italiani della linea scelta dal Capo dello Stato nella gestione della crisi post politiche 2013).

Grillo e Renzi stavolta hanno davvero tale consapevolezza: quella di dover mettere in atto il massimo dello sforzo per sussumere nella loro persona istanze, aspettative, speranze e pulsioni di due mondi in costante e rapido allontanamento. Così, il duello fra il Messia fiorentino ed il Messia incazzato, diventa anche la spia di una trasformazione sempre più evidente nell'elettorato e nella società. Siamo evidentemente ad un punto di svolta e leggere la contrapposizione con il classico schema "progressisti vs conservatori", o con quello più recente "populisti vs responsabili", rischia di essere decisamente fuorviante. È un dualismo nuovo, che non investe solo la sfera comunicativo / propagandistica, ma che si fonda su una costante sovrapposizione dei livelli (quello pubblico, quello privato, quello istituzionale e quello comunicativo), plasmando l'opinione pubblica ed orientandone giudizi, critiche e valutazioni. Ne abbiamo scritto a proposito della sfera del linguaggio: "Così la rigidità di fronte alle critiche diviene “resilienza” per Renzi e “intransigenza” per Grillo. Il verticismo e il dirigismo per i renziani si chiamano “disintermediazione”, per i grillini “difesa dell’integrità del Movimento”. Le balle vere e proprie diventano “una traccia” per gli uni e “una provocazione” per gli altri”. Il populismo e la demagogia sono invece “vezzi comunicativi” per i renziani, “la più alta espressione della politica” per i grillini".

C'è invece un consolidamento in atto all'interno dei "fronti" che sostengono l'uno e l'altro, secondo uno schema destinato ad incidere sulla politica italiana e sulle istituzioni. È la prima traccia del "bipolarismo del futuro", con una forza politica di stampo riformista (il discorso è chiaramente molto più ampio) e una post – ideologica (abbiamo provato a parlarne qui), con leadership di diverso orientamento ma di enorme rilevanza e con strutture più simili di quanto si possa pensare. In tale contesto risulta particolarmente interessante la composizione interna dei gruppi di consenso del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico, la loro distribuzione per fasce d'età, istruzione, censo. Un primo passo verso una analisi di questo tipo è costituito dalle rilevazioni degli istituti di sondaggio del consenso per classi d'età. Secondo Tecné, ad esempio, il M5S sfonderebbe nelle due fasce d'età (18 / 29 e 30 / 44), scontando oggettive difficoltà nell'area over 65; il Partito Democratico invece risulterebbe stabile nell'intera area 18 / 64 mentre, assieme a Forza Italia, sfonderebbe proprio nella fascia over 65. Quanto questo orientamento sia compreso dai partiti ed "utilizzato" nelle loro strategie elettorali è ancora da verificare: la partita per le Europee forse è tutta qui. Almeno per ora.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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