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Nuovi confini marittimi, il patto segreto con cui l’Italia ha ceduto il mare ai francesi

Dalla multa a un peschereccio ligure, si scopre che un anno fa abbiamo firmato con Parigi un accordo per ridefinire le frontiere marittime. I pescatori sono infuriati: “Gli abbiamo dato le zone più pescose”. La Farnesina ammette: “Ma non è stato ancora ratificato”. E gli interrogativi restano parecchi.
A cura di Giorgio Scura
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Una volta, definire i confini nazionali era una questione mica da poco. Avveniva tramite trattati e armistizi, spesso firmati dopo guerre con milioni di morti, e finiva nei libri di storia. Oggi, invece, capita che l'opinione pubblica scopra per caso (grazie a una multa della Dogana francese a un nostro peschereccio) che le frontiere italiane sono cambiate. Nel silenzio.

Il caso si apre mercoledì 19 gennaio al largo di Sanremo quando, con l'accusa di esercitare la pesca del gambero rosso in acque francesi, la gendarmeria marittima di Nizza sequestra il "Mina", la barca del comandante Ciro Lobasso. Il reato è penale: violazione delle acque internazionali. Ma il comandante Lobasso, come i suoi colleghi liguri e sardi, quelle acque le conoscono bene. Ci gettano l'ancora da anni per pescare uno dei migliori gamberi rossi del Mediterraneo, ma anche favolosi pesci spada. E sono da sempre spicchi di mare italiani al 100%. Lo confermano all'Ansa anche l'europarlamentare Renata Briano e l'ammiraglio Giovanni Pettorino, comandante del Porto di Genova: "Il peschereccio si trovava in acqua italiane".

Anche in Sardegna avviene un episodio simile: nessuna multa né sequestro, ma un'intimazione a un equipaggio italiano di allontanarsi dalle acque francesi (a cui si riferisce il video sopra).

Ma i francesi insistono: vi sbagliate, quelle acque ora sono nostre. C'è un accordo internazionale siglato dal ministro degli Esteri francese Fabius e da quello italiano Gentiloni a Caen, in Francia, il 21 marzo 2015. Ci sono le foto di quell'incontro, copie del documento, sembra che tutto torni. Ma è possibile che il governo Renzi sposti i confini nazionali, cedendo ai francesi spicchi di pescosissimo mare, nel più totale silenzio?

Il primo a far notare il clamoroso contendere con i cugini d'Oltralpe, è stato il deputato sardo Mauro Pili (Unidos) che ha presentato un'interrogazione urgente al ministro degli Esteri e dell'Agricoltura.

"L'operazione è maldestra e gravissima ed è stata compiuta in gran segreto. Nessuna comunicazione è stata fatta ai soggetti interessati. Le stesse organizzazioni dei pescatori sono state colte di sorpresa. L'accordo siglato a Caen è stato fatto scattare nei giorni scorsi in modo unilaterale dalla Francia, considerato che lo ha già fatto ratificare al proprio parlamento. Non altrettanto ha fatto il governo italiano che lo ha tenuto nascosto e non lo ha mai sottoposto al parlamento".

L'accordo di Caen pare regolarmente firmato e non passerà molto perché le autorità francesi ne chiedano la ratifica, e quindi il rispetto, al governo italiano. "La situazione deve essere immediatamente risolta con la revoca di quell’accordo", chiede Pili. Per altro in ballo non ci sono solo ricche zone di pesca ma, come si legge nell'articolo 4, anche la possibilità di sfruttare eventuali giacimenti di risorse naturali.

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Ma c'è di più. La conferma che quell'accordo, anche se non ancora ratificato, c'è, e conta, arriva direttamente dalla Farnesina, dal Sottosegretario per gli affari esteri e cooperazione internazionale, l'ex radicale Benedetto Dalla Vedova che dice che i francesi quell'accordo non lo possono applicare, ma aggiunge:

è frutto di un negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012, risponde alla necessità di stabilire dei confini certi alla crescente proiezione di entrambi i Paesi sulle porzioni di mare ad essi prospicenti e alla luce delle sopravvenute norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. L’accordo colma un significativo vuoto giuridico, avendo portata generale e riguardando “i mari territoriali, la piattaforma continentale e le acque sotto la giurisdizione” delle Parti. Al momento sono in corso approfondimenti da parte delle Amministrazioni competenti, al termine dei quali sarà effettuata una valutazione globale sull’accordo del 2015, anche ai fini dell’eventuale avvio della procedura di ratifica parlamentare.

L'Italia e la Francia, insomma, si sono accordate su nuove frontiere marittime (il confine precedente, fissato nel 1892 e ratificato nel 1986, era sostanzialmente una linea retta). E lo ha fatto come fosse una formalità burocratica.

La nostra costituzione non prevede che si possano ratificare trattati internazionali (potere che secondo l'articolo 80 spetta al Presidente della Repubblica) in segreto, senza cioè la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e la discussione in Parlamento.

Da ieri, però, i francesi sembrano diventati meno inflessibili e, dopo il vespaio che la notizia ha alzato in rete, non sono più intervenuti negli "sconfinamenti" delle imbarcazioni dei nostri pescatori, sardi e liguri in primis, che si sono visti togliere il mare da un giorno all'altro.

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Alla fine di questa storia restano alcuni interrogativi: secondo quali criteri è stato siglato quest'accordo? Cosa abbiamo avuto in cambio? E perché tutta questa segretezza?

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