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Novara, causarono suicidio di una 14enne: 5 bulli “messi alla prova” dal giudice

I ragazzi sono accusati accusati di violenza sessuale di gruppo, produzione e diffusione di materiale pedopornografico e atti persecutori con l’aggravante della morte della vittima.
A cura di D. F.
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I cinque bulli imputati per la morte di Carolina Picchio, la 14enne di Novara che suicidò nel gennaio del 2013, verranno tutti messi alla prova. A deciderlo è stato il Tribunale dei Minori di Torino. I periodi di messa alla prova vanno dai 27 ai 15 mesi e prevedono programmi differenziati per ciascuno dei giovani, tutti accusati accusati di violenza sessuale di gruppo, produzione e diffusione di materiale pedopornografico e atti persecutori con l'aggravante della morte della vittima. I progetti presentati non hanno tuttavia convinto pienamente i giudici che hanno disposto una nuova udienza il 12 ottobre per valutare meglio quanto i ragazzi faranno nei prossimi mesi e l'attinenza delle attività con il bullismo.

I giudici ieri hanno ascoltato l'ultimo degli imputati per la morte della ragazza, cioè il suo ex fidanzatino, che alla scorsa udienza non si era presentato a causa delle conseguenze di un incidente patito l'anno scorso a causa del quale è rimasto tetraplegico. Anche lui, come in precedenza avevano già fatto i suoi amici, ha ammesso le sue responsabilità e mostrato pentimento: per questo avrà 27 mesi di messa alla prova dove dovrà svolgere lavori nel mondo del volontariato, con un legame con il cyberbullismo. Qualora, dopo il perido di messa alla prova, gli esperti daranno una valutazione positiva del percorso degli imputati il reato compiuto potrà considerarsi estinto: “Vedremo anche il giudizio di ottobre sui progetti, ma sicuramente è positivo che si sia utilizzata l'opportunità di un percorso di recupero. Tutti i ragazzi hanno compreso appieno la gravità di quanto avvenuto”, ha detto la legale degli imputati.

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