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Notav, al maxiprocesso di Torino 47 condanne e 6 assoluzioni

Comminati in tutto 140 anni di carcere ai No tav coinvolti negli scontri del 2011 in Val di Susa, nel cantiere di Chiomonte. La sentenza letta oggi al tribunale di Torino.
A cura di Redazione
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Al maxiprocesso in aula nel tribunale di Torino 47 condanne per un totale di circa 140 anni di carcere e sei assoluzioni per i No Tav coinvolti negli scontri del 2011 in Val di Susa. La sentenza è stata letta dal giudice Quinto Bosio nell'aula bunker delle Vallette. Gli attivisti alla sbarra erano stati accusati a vario titolo di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, in seguito agli episodi del 27 giugno e 3 luglio 2011. Si tratta dell'episodio in cui i manifestanti si scontrarono violentemente con le forze dell'ordine al cantiere di Chiomonte. I pubblici ministeri avevano chiesto in tutto 193 anni di carcere. Immediatamente dopo la lettura della sentenza alcuni attivisti No Tav hanno improvvisato un blocco stradale di fronti al Tribunale, mentre per le 18 è stata convocata un'assemblea pubblica a Bussoleno.

Il Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ha commentato la sentenza: "Oggi il tribunale di Torino ha giustamente condannato per violenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento 47 attivisti No Tav per gli incidenti provocati n Val di Susa nell'estate del 2011. E' una sentenza che fa giustizia anche di tante coperture politiche e intellettuali di quella violenza, che hanno cercato e cercano di nobilitarla con assurdi richiami alla Resistenza". "E' una sentenza – ha aggiunto – che ristabilisce il primato della legalità e pure del buon senso: assaltare un cantiere, attaccare le forze dell'ordine, ferire oltre 180 persone tra poliziotti, carabinieri e militari della Guardia di finanza non è una normale manifestazione di dissenso, è un crimine". Dal canto suo il Movimento No Tav ha parlato di sentenza politica e per bocca di un suo esponente, Enzo Locatelli (PRC) ha detto: "Siamo in presenza di una sentenza politica. Pure in presenza, in taluni casi, di una riduzione complessiva delle pene le condanne sono un'ingiustizia. Soprattutto – aggiunge –  sono il frutto di una operazione politica di criminalizzazione della protesta rivolta contro la distruzione di una Valle. La Val Susa è stata trasformata in un laboratorio di repressione".

Blocco stradale No Tav dopo la lettura della sentenza. Foto: Adriano Chiarelli.
Blocco stradale No Tav dopo la lettura della sentenza. Foto: Adriano Chiarelli.

I fatti del 27 giugno e del 3 luglio 2011

La mattina del 27 giugno del 2011 circa 2.500 uomini delle forze dell'ordine vennero inviati in località Maddalena, a Chiomonte, dove gli attivisti No Tav avevano formato un presidio permanente nei pressi del cantiere dell'alta velocità: lo scopo dei militanti era quello di bloccare i lavori fino al 30 giugno e impedire così all'Italia di raggiungere i requisiti necessari per ottenere una tranche di finanziamenti europei per realizzare il tunnel geognostico. Il presidio, ribattezzato "Libera Repubblica della Maddalena", venne difeso dai No Tav, che spararono petardi e tentarono di opporsi allo sgombero, che tuttavia avvenne dopo uno scontro durato diverse ore.

I fatti del 27 giugno furono la ragione per cui, il 3 luglio, il Movimento No Tav convocò una grande manifestazione nazionale di protesta alla quale parteciparono, secondo gli organizzatori, non meno di 60 mila persone, tra i quali anche molti sindaci dei comuni della Val di Susa. Una parte del corteo tuttavia si distaccò dal percorso concordato e, attraversando i boschi, decise di dare l'assedio alla Maddalena, per rioccupare il presidio sgomberato. Anche in quell'occasione ci furono violenti scontri terminati con centinaia di feriti sia tra i manifestanti che tra le forze dell'ordine.

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