Non solo Di Maio: il “buco nero” dei rimborsi del Movimento 5 Stelle
Torna ad arroventarsi il clima all'interno del Movimento 5 Stelle. Questa volta, sul banco degli imputati, ci sarebbero i rendiconti dei deputati e senatori pentastellati. Il cavallo di battaglia del Movimento, sin dalla sua nascita, è sempre stato l'abbassamento di stipendi e prebende varie a cui hanno diritto tutti i parlamentari. Dall'elezione politica del 2013, che permise al M5S di entrare per la prima volta in Parlamento con 109 deputati e 54 senatori, il Movimento dichiarò che ogni eletto avrebbe rinunciato a parte del compenso mensile, da devolvere a un fondo per il microcredito destinato alle piccole e medie imprese.
La legislazione vigente, infatti, non permette a ogni singolo parlamentare di chiedere formale decurtazione dello stipendio, ma questa può essere operata dal parlamentare stesso destinando la parte di stipendio eccedente ad altri fini. Mensilmente, quindi, i deputati e senatori pentastellati ricevono il compenso totale cui hanno diritto e girano la parte in eccesso al fondo mediante bonifico, ovvero metà dell'indennità mensile e la parte di diaria non rendicontata. Nel sito tirendoconto.it, inoltre, i parlamentari sono tenuti a registrare tutti i mesi lo stipendio ricevuto, l'eccedenza restituita al fondo per il microcredito e tutte le eventuali spese di rappresentanza effettuate nel mese, con relativi rimborsi. E proprio i rimborsi, ora, sono al centro dello scandalo interno al Movimento 5 Stelle, su tutti quelli del vicepresidente della Camera e membro del Direttorio Luigi Di Maio, accusato di aver speso cifre stellari in spese per eventi sul territorio: oltre centomila euro in tre anni di legislatura. Sulla questione, però, sia Di Maio sia altri colleghi pentastellati hanno cercato di spiegare il perché di quelle cifre. "Sono circa tremila euro al mese", ha sostenuto il vicepresidente della Camera, rispondendo alle accuse mossegli. "Di Maio non ha fatto nulla di illegale. Anzi, questi dati li forniamo noi. È giusto che il politico venga controllato, per questo noi faremo poi le nostre valutazioni da cittadini italiani prima ancora che da attivisti. Auspichiamo che tutti quanti abbiano la stessa attenzione e la stessa responsabilità quando si gestisce il soldo pubblico", ha dichiarato invece il senatore M5S Nicola Morra.
Composizione della busta paga parlamentare
Per poter focalizzare meglio la polemica relativa ai rimborsi mensili scoppiata all'interno del Movimento 5 Stelle, può esser utile analizzare la composizione della busta paga che mensilmente ricevono i parlamentari M5S e di ogni altra fazione politica. Lo stipendio di deputati e senatori è composto da varie voci: lo stipendio netto parlamentare, pari a 5.000 euro, è quello che i grillini tendenzialmente restituiscono per il 50% al fondo per il microcredito. In seconda battuta vengono liquidate la diaria – ovvero un compenso per la partecipazione alle sedute parlamentari, che viene decurtato di 260 euro in caso di assenza alle votazioni – e la parte variabile relativa alle indennità di carica – per esempio quella destinata al presidente e vicepresidente di Camera e Senato, che nel caso di Di Maio viene integralmente rifiutata – e i rimborsi per le spese rendicontate e no. In tutto, tolti i 5000 euro di stipendio netto mensile, la paga di un parlamentare prevede ulteriori 6000 euro circa tra diaria e rimborsi spese, oltre ai 1.200 euro annui di rimborsi telefonici e d i circa 3.500 trimestrali per i trasporti, per un totale di circa 19.000 euro mensili lordi.
I rimborsi spese dei parlamentari a Cinque Stelle
Ma Luigi Di Maio non è l'unico "spendaccione" all'interno della galassia M5S. Insomma, monitorando un po' il portale del Movimento 5 Stelle tirendiconto.it e guardando anche alle analisi pubblicate sul sito maquantospendi.it, realizzato dall'ex collaboratore della Casaleggio Associati Marco Canestrari, sembra infatti che rispetto agli albori dell'esperienza politica dei vari parlamentari pentastellati, i rimborsi spese rendicontati ogni mese siano via via saliti, arrivando a toccare quota 7, 8, 10mila euro mensili, in barba al caposaldo della politica a Cinque Stelle che ha sempre propagandato la necessità di avere parlamentari che facessero il proprio mestiere quasi a costo zero. Se è vero che i deputati e senatori a 5 Stelle hanno sempre dichiarato che i parlamentari avrebbero comunque avuto diritto ai rimborsi per le spese sostenute per l'esercizio delle proprie funzioni, è anche vero che l'entità mensile di questi rimborsi è diventata ormai l'entrata preponderante per i parlamentari del Movimento. Dalle spese di cancelleria, ai pranzi e le cene al ristorante, dalle spese per alimentari ai taxi e noleggi auto per spostarsi nella capitale e in giro per l'Italia, dall'affitto di un appartamento a Roma fino alle spese per viaggi di rappresentanza e missioni, dai francobolli per la corrispondenza fino ai biglietti aerei e ferroviari, benzina e stipendi di collaboratori e consulenti, nei rendiconti dei parlamentari a 5 Stelle si trova davvero di tutto. Insomma, lo stipendio viene parzialmente restituito da tutti i pentastellati, ma stando ai rendiconti pubblicati online, per quanto riguarda le spese a rimborso, la situazione non sembra essere poi così distante da quella dei tanto vituperati politici tradizionali.
Va detto che il totale delle restituzioni è giunto a superare i 18 milioni di euro totali (somma cui aggiungere quella sui rimborsi elettorali, cui il M5s rinuncia).
Per fare qualche esempio: alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle – come Bernini, Bonafede, Del Grosso, Di Benedetto, Catalfo, Ciampolillo – non pubblicano rendicontazioni puntuali dal mese di febbraio o marzo 2016. I più virtuosi della classifica, ovvero i parlamentari che in questi 3 anni di legislatura hanno restituito le somme più consistenti, sopra i 160.000 euro, sono Massimiliano Bernini, Giulia Di Vita, Luigi Gallo, Marco Da Villa e Daniele Pesco. Agli ultimi posti della classifica pubblicata dal sito maquantospendi.it troviamo invece Nicola Morra, Nunzia Catalfo, Andrea Cioffi, Mario Michele Giarrusso e Francesco Cariello, che durante questo triennio risulta abbiano restituito dai 68 ai 56mila euro totali, ben al di sotto della media del gruppo parlamentare M5S.
Per quanto riguarda i rendiconti personali pubblicati dai parlamentari sul sito tirendiconto.it, appare subito evidente come in media tutti i parlamentari grillini abbiano percepito tra i 7 e i 10mila euro in rimborsi spese, al netto delle restituzioni. La maggior parte dei rimborsi dei grillini viene utilizzata per coprire le spese per l'alloggio romano – con affitti che vanno dai 1.400 fino ai 2.000 circa al mese – le spese per i collaboratori parlamentari e per eventi e attività sul territorio.
Qualche dato può essere interessante per capire le proporzioni. Considerando il solo mese di marzo 2016, per esempio, notiamo come Crimi abbia incassato 9251 euro di rimborsi (spesi 9639), Giarrusso 9415 euro (spesi 8988, restituiti poco più di 400), Toninelli 7193 euro (spesi ben 8676, di cui buona parte in "consulenze"), Airola 8914 euro (spesi ben 8557), Fantinati 7193 euro (spesi 8447, anche qui buona parte in "consulenze"), la semi-sconosciuta Sara Paglini 9406 euro (spesi 9794), Lezzi 9330 euro (spesi 8861, restituiti circa 500). E così via…