“Non lasciateli soli: dolore ai funerali delle 38 vittime della strage in Irpinia
"Istituzioni civili e religiose non lasciamo soli questi nostri fratelli, soprattutto quelli che si sono ritrovati senza più sostegni anche economici". Monsignor Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli durante l'omelia dei funerali delle vittime della strage del bus in Irpinia lo dice in maniera chiara, guardando dall'altare le 37 bare allineate (la cerimonia funebre non ha riguardato l'autista del pullman, la cui salma e' sotto sequestro per indagini autoptiche) e più giù i parenti e le autorità, in primis il Presidente del Consiglio Enrico Letta. A Monteruscello nel palasport non si respira, migliaia di persone assiepate nonostante il caldo incredibile, per rendere l'estremo saluto a questi loro amici, figli, nipoti, fratelli, sorelle, morti domenica sera sulla strada del ritorno dopo una scampagnata. Il loro bus è andato giù da un viadotto della A16, ci sono le indagini in corso e nel momento del dolore il vescovo ha parole anche per chi dovrà accertare le responsabilità: " "Ai magistrati – dice Pascarella – spetterà fare chiarezza sulla dinamica dell'incidente per trovare le cause, ad altri mettere in atto strumenti che non permettano per quanto umanamente possibile che si verifichino altri incidenti". Ci sono anche ai ministri Andrea Orlando e Nunzia De Girolamo, il presidente della giunta regionale Stefano Caldoro e tutti i deputati eletti in Campania.
"Noi ci siamo oggi e ci saremo domani". dice il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia. "Vedere tante salme, una vicina all'altra, è un'esperienza che porterò con me fino alla morte". La tensione è tanta: una donna di mezza età è colta da un malore durante i funerali e viene soccorsa. Migliaia di puteolani ma non solo vogliono dare l'ultimo saluto a quelle persone. Non ci sono solo i parenti e gli amici, c'è anche gente che è semplicemente coinvolta nel lutto della comunità e vuole esprimere così il proprio cordoglio. Vengono citati uno dopo l'altro i nomi delle vittime ed è il momento più toccante, insieme all'uscita delle bare, portate a spalla dai parenti, in un dolore che non ha nome né speranze e si esprime solo attraverso abbracci, lacrime, singhiozzi.