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Non fecero fare chemio alla figlia: chiesto il processo per i genitori di Eleonora Bottaro

La Procura di Padova ha chiesto il rinvio a giudizio per i genitori della 18enne, morta lo scorso anno di leucemia dopo aver rifiutato la chemioterapia.
A cura di Davide Falcioni
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La procura di Padova ha chiesto il rinvio a giudizio per il padre e la madre di  Eleonora Bottaro, la 18enne di Bagnoli di Sopra deceduta nell'agosto del 2016 a causa di una leucemia linfoblastica non curata con la chemioterapia. I genitori della ragazza sono accusati di omicidio colposo: tentarono di guarire la figlia con cortisone e cicli di agopuntura che naturalmente non sortirono nessun effetto terapeutico. Secondo i magistrati che hanno condotto le indagini, i genitori avrebbero osteggiato qualsiasi forma di contrasto medico suscitando in Eleonora la convinzione che la chemioterapia non solo fosse inutile, ma persino dannosa. Il gup Mariella Fino ha rinviato l'udienza preliminare al primo dicembre, giorno in cui sarà sentito il tutore che aveva seguito Eleonora negli ultimi mesi di vita dopo che il padre e la madre erano stati privati della podestà genitoriale.

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La vicenda, definita anche dal sindaco di Bagnoli di Sopra "delicata e controversa", ha aperto un acceso dibattito a livello nazionale. Elena Bottaro e i suoi genitori avevano deciso di percorrere la strada delle terapie alternative, affrontando una dura battaglia legale, nel corso della quale il tribunale dei minori aveva deciso di togliere ai familiari la patria potestà e di affidare la ragazza ad un tutore, il professore di Medicina legale Paolo Benciolini. Malgrado ciò seguirono le cure a base di cortisone e vitamina C in un ospedale svizzero: tali "terapie" tuttavia non sortirono nessun effetto e la ragazza peggiorò quindi morì.

Eleonora prima di morire scrisse al tribunale: "Ne uccide di più la chemioterapia"

Pochi mesi prima Eleonora aveva scritto una lettera indirizzata al tribunale, nella quale affermava che, in base alle informazioni in su possesso, "sono più i morti dopo la chemioterapia rispetto a quanti al giorno d'oggi sono ancora in vita". Per questo, lei e i genitori – che tre anni fa hanno perso un altro figlio, Luca, stroncato da un aneurisma – avevano deciso di opporsi alle cure tradizionali. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin commentò: "È un ennesimo caso di antiscienza – ha affermato a Radio24 – se si fa riferimento al metodo scientifico e all'evidenza scientifica, non si può sbagliare. Se ci si affida a sedicenti guru o a cose scritte sui social, si entra in una dimensione dove purtroppo poi il risultato si vede qual è non soltanto non ha nessuna valenza scientifica su una patologia che poteva essere curata e guarita, ma purtroppo si arriva fino alla morte. E questo è un estremo caso".

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