Neonato ucciso dalla mamma a Catania, il nonno: “Un incidente, era depressa ma lo amava”
"Mia figlia ha avuto un parto complicato, rimanendo ricoverata per dieci giorni dopo la nascita del piccolo e inoltre aveva già sofferto da piccola per la perdita della madre quindi era depressa ma amava tanto suo figlio", così il papà della 26enne catanese arrestata dalla polizia con l'accusa di aver ucciso il proprio figlio di 3 mesi, scaraventandolo per terra, ha difeso la figlia dall'accusa di omicidio intenzionale parlando di una disgrazia. "È stato un incidente, mia figlia amava tanto suo figlio e lo ha voluto con tutte le sue forze" ha spiegato infatti l'uomo confermando la tesi difensiva già annunciata dal legale della ragazza. "Si tratta di un incidente e non di un omicidio volontario" ha dichiarato infatti l'avvocato, sottolineando: "La signora ha tanto voluto questa gravidanza al punto che l'ha portata avanti da sola visto che il compagno non le è stato vicino", riavvicinandosi solo nelle ultime settimane.
Secondo il legale, al momento del fatto la donna, che ha sofferto di una grave forma di depressione post partum “che ha aggravato la sua condizione di persona fragile psicologicamente”, ha avuto un momento di annebbiamento e ha lanciato il bimbo ma solo perché si sentiva mancare e non per ucciderlo. "La signora quel giorno stava molto male e tra l'altro il padre più volte aveva provato a portarla in un centro per delle visite psichiatriche ma non ha avuto il tempo" ha concluso l'avvocato. Durante l’interrogatorio dopo il ricovero in ospedale del neonato, lo scorso 15 novembre, la 26enne infatti aveva dichiarato: "Avevo la mente oscurata, non so spiegare cosa è successo ma sicuramente non volevo uccidere mio figlio, non ho mai pensato di ucciderlo perché io lo amavo”. La donna ha detto di “essersi sentita male” e che la sua intenzione era di “gettarlo sul letto e non per terra”.
Che la donna fosse in una situazione psicologicamente instabile lo ha confermato anche una perizia della stessa Procura che ha stabilito però che la giovane madre “non evidenzia alterazioni delle funzioni cognitive". Secondo gli esperti, la donna ha problemi di affettività e “appare molto disturbata”. Per i consulenti dei pm, nella donna è “presente uno stato depressivo espresso con inibizione psicomotoria, appiattimento emotivo e assenza di risonanza emotiva alla realtà circostante”. Ed è per questo che “sollecitata sui vissuti di madre” la 26enne fornisce “risposte stereotipate senza alcuna coloritura affettiva” e “non manifesta disperazione per la perdita o per la colpa”. Dunque la 26enne va aiutata perché “necessità di cure e contenimento opportuni per prevenire peggioramenti e complicanze”.