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Nel ricordo di Hiroshima, i giapponesi dicono no al nucleare

Nel 66esimo anniversario dello sgancio della prima bomba atomica, i giapponesi si interrogano sul loro futuro energetico. Anche le istituzioni del Sol Levante pensano ad un futuro fatto di energie rinnovabili.
A cura di Antonio Palma
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Hiroshima Peace Memorial Park

Oggi è il 66esimo anniversario della tragedia di Hiroshima, cioè il giorno in cui 66 anni fa la prima bomba atomica fu sganciata su un centro abitato, cancellando un’intera città. Erano le 8.15 del 6 agosto quando, in piena Seconda guerra mondiale, un aereo americano sganciò un ordigno che provocò, secondo le stime ufficiali, più di 140.000 morti, su un totale di 350.000 residenti. Una tragedia immane che colpì una città piena di donne e bambini, e che purtroppo si ripeté di lì a poco, con la seconda bomba americana che, tre giorni dopo, distrusse un’altra città Giapponese, Nagasaki.

Alla cerimonia di commemorazione, oltre ai tantissimi giapponesi, erano presenti i rappresentanti di 66 Paesi, tra cui stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, ma anche una delegazione dell’Onu. Quest’anno il ricordo di quella tragedia, per tutti, ma soprattutto per i Giapponesi sembra avere un significato diverso, perché è l’anno in cui il Giappone è stato vittima di una nuova tragedia nucleare, lo scoppio, cinque mesi fa, della centrale atomica di Fukushima.

Proprio questo doppio dolore ha portato oggi il Giappone a rivedere la sua politica energetica, idea chiesta a gran voce da tanti giapponesi e che oggi è stata rilanciata dal sindaco della città di Hiroshima, Kazumi Matsui, e dal premier Naoto Kan. Davanti alle tantissime persone riunite al Peace Memorial Park, il sindaco, figlio di un sopravvissuto alla tragedia del 45, ha espresso tutti i suoi dubbi sull’atomo, ricordando che quanto avvenuto a Fukushima “ha creato paura diffusa e minato la fiducia sul nucleare”, Matsui si è poi rivolto al Governo chiedendogli di “rivedere velocemente le proprie politiche per riconquistare la fiducia dell'opinione pubblica”. Tra il coro dei contrari al nucleare ovviamente anche gli ultimi sopravvissuti al bombardamento del 6 agosto del 1945, persino quelli che hanno voluto e realizzato le centrali nucleari, con questa tragedia hanno perso fiducia in questa fonte di energia, troppo rischiosa per i danni che può causare sulla popolazione esposta alle radiazioni.

La commemorazione di Hiroshima

La commemorazione di Hiroshima

Quanto sta avvenendo è veramente in controtendenza in un Paese dove il nucleare è stato alla base dello sviluppo economico e industriale, è una presa di posizione di chi da un momento all’altro sembra si sia reso conto degli effetti che può causare questa fonte di energia. Una popolazione che si è svegliata da un torpore per ricordare, senza ipocrisia, che è stato l’unico Paese che ha subito gli effetti dell’atomica sia in una guerra che per motivi naturali.

Di ciò sembrano essersi rese conto anche le istituzioni, infatti, il Premier, Naoto Kan ha dichiarato “rifletterò profondamente sul mito della sicurezza nucleare, indagando a fondo le cause dell’incidente di Fukushima”, dicendosi pronto a cercare di fare il possibile per ridurre la dipendenza dalle centrali nucleari e a proseguire sulla via delle energie rinnovabili. Sembra che questa triste storia abbia portato comunque qualcosa di positivo, il risveglio delle coscienze del popolo giapponese che imparando dal passato cerca di guardare al futuro, cambiando strada.

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