Napolitano dice no ai Ministeri a Nord: “Sono incostituzionali”. Ma Bossi non ci sta
Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano è stato di parola, pubblicando sul sito del Quirinale la lettera al vetriolo, con mittente il premier Berlusconi, per manifestare la sua contrarietà sul decentramento dei Ministeri a Nord. E sebbene i termini non siano quelli utilizzati da Gianni Alemanno che aveva parlato di "pagliacciata" e "buffonata" a proposito dell'iniziativa leghista, officiata venerdì scorso a Monza, il tono è assai severo e sembra non lasciare spazio al caso su quello che è il punto di vista del Colle. Secondo il Presidente della Repubblica il processo di decentramento di sedi ministeriale confligge con l'articolo 114 della Costituzione "che dichiara Roma Capitale della Repubblica". Oltretutto Napolitano fa presente che l’inaugurazione è stata celebrata “senza nemmeno che vi fosse un decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale”.
La pur condivisibile intenzione di avvicinare l’amministrazione pubblica ai cittadini non può spingersi al punto di immaginare una ‘capitale diffusa’ o ‘reticolare’ disseminata sul territorio nazionale, in completa obliterazione della menzionata natura di capitale della città di Roma, sede del governo della repubblica.
Lo stesso Napolitano aveva suggerito ai vari Ministri di affrontare la questione nel corso del Cdm odierno. Ma che, come riferiscono i presenti, il problema sarebbe stato solo accennato da Gianni Letta agli uomini di governo "affinché tutti possiate riflettere sulla questione". E a margine della riunione di governo c'è chi come Maurizio Sacconi, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociale, afferma che "non si è parlato" della questione del dislocamento dei ministeri al Nord.
Ad ogni modo, la reazione di Umberto Bossi alle parole di Napolitano non si è fatta attendere: "Napolitano non si preoccupi, i ministeri li abbiamo fatti e li lasciamo là, siamo convinti che il decentramento non sia solo una possibilità ma una opportunità per il Paese", ha detto il Senatùr a proposito della decisione di aprire una sede di rappresentanza nella Villa Reale. Bossi ha parlato al termine dello stesso Cdm, primo incontro con Berlusconi dal voto a Montecitorio per l'arresto di Alfonso Papa, che aveva visto la spaccatura tra la Lega e Pdl.
Al leader della Lega ha poi replicato lo stesso sindaco di Roma, Alemanno, che ha accusato Bossi di essere doppiamente "irresponsabile". "E' irresponsabile dal punto di vista istituzionale perché non si può rispondere con questa arroganza al presidente della Repubblica", ma lo è anche "dal punto di vista comunicativo, perché in un momento in cui la nostra economia è sotto l’attacco della speculazione e tutti i cittadini devono fare i conti con una crisi economica e sociale pesantissima, non si puo’ perdere tempo ed energie in polemiche inutili e pretestuose, che servono soltanto a dare argomenti a chi cerca di screditare il Governo in carica”.
E a poco sono serviti gli interventi degli uomini del Pdl ad attenuare le polemiche, sottolineando che non si tratta di veri e propri dislocamenti ministeriali ma di sedi distaccate utilizzate dai ministri quando si trovano al Nord (nello specifico quello dell'Economia, guidato da Tremonti e Riforme e Semplificazione, che vede titolari Bossi e Calderoli). Ad soffiare sul fuoco è stato anche il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti: “Le ultime parole del ministro Bossi sono il timbro del loro fallimento storico, cioè di un leader che si è battuto per il federalismo, la modernizzazione dello stato e per il decentramento dei poteri in periferia”. E sulla stessa scia pure Renata Polverini, presidente della Regione Lazio: "E' evidente che ha ragione Napolitano". E quello di Bossi "è un comportamento che non porta da nessuna parte, in senso positivo, questo Paese".