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Napolitano contro i parlamentari: troppi emendamenti al milleproroghe

Il Presidente della Repubblica in una lettera inviata ai Presidenti di Camera e Senato e al Premier, lancia l’ennesimo avvertimento sui provvedimenti di conversione in legge dei decreti, già bocciati in precedenza dalla Consulta perché pieni di emendamenti poco affini al testo originario e chiede al Parlamento di modificare le prassi.
A cura di Antonio Palma
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Il Presidente della Repubblica in una lettera inviata ai Presidenti di Camera e Senato e al Premier, lancia l'ennesimo avvertimento sui provvedimenti di conversione in legge dei decreti, già bocciati in precedenza dalla Consulta per loro enorme eterogeneità, e chiede al Parlamento di modificare le prassi.

Il decreto milleproroghe è appena passato alla Camera con il voto favorevole di ieri, ma al Presidente della Repubblica non è piaciuta la solita prassi di inserire nel provvedimento di conversione del decreto governativo una serie di norme estremamente eterogenee tra di loro. Il Capo dello stato ha preso carta e penna e ha scritto una lettera ai Presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, e al Premier Monti ricordando una recente sentenza della Corte Costituzionale che impone di non inserire in un decreto di conversione emendamenti che siano "estranei alla materia e alle finalità del medesimo".

Il richiamo è ad una sentenza di febbraio della Corte Costituzionale – La sentenza cui si riferisce Napolitano è quella del 16 febbraio scorso che ha annullato alcuni emendamenti inseriti nel decreto di conversione del milleproroghe varato nel dicembre del 2010. Insomma è un chiaro avvertimento alle forze politiche quello del Capo dello Stato, preoccupato per un'ennesima bocciatura di un provvedimento legislativo da parte della Consulta. L'esplicito richiamo è all'Art.77 della Costituzione che regola appunto le conversioni dei provvedimenti di urgenza e che impone tempi circoscritti e predeterminati per la conversione in legge e una stretta attinenza alle finalità originarie del testo per gli eventuali emendamenti. Insomma in un provvedimento del Governo, spiega Napolitano, non si può con la scusante dell'urgenza inserire norme che nulla hanno a che fare con lo scopo iniziale del testo.

Napolitano ricorda i numerosi richiamami già fatti – La lettera di Napolitano sembra una vera è propria lavata di capo ai parlamentari rei di non aver in alcun modo preso in considerazioni i precedenti richiami del Quirinale sia nel settennato di Napolitano che del predecessore Ciampi, che a più riprese hanno redarguito deputati e senatori su una prassi alquanto scorretta. Un'abitudine  che oltretutto, spiega Napolitano impedisce al Presidente della Repubblica di esercitare la sua funzione di controllo anche per via dei tempi stretti in cui è possibile esercitare la facoltà di rinvio alle Camere. Napolitano si scaglia soprattutto contro il "tradizionale decreto-legge di fine anno", il mille proroghe appunto, con il quale è "prevalsa la linea di ritenere sufficiente, per l'ammissibilità degli emendamenti, una generica finalità di proroga".

Le discussioni tra le forze politiche  sulle intenzioni di Napolitano – La parole di Napolitano, seppur non nuove, sicuramente apriranno una discussione tra i gruppi parlamentari che vedono nell'avvertimento del Presidente della Repubblica un chiaro ostacolo ai provvedimenti cosiddetti compensativi, cioè a quelle misure concordate tra le forze politiche per bilanciare alcuni provvedimenti anche se molto diverse tra loro.

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