Voto inquinato a Melito, il rapporto tra Marrone e Catello Maresca e gli attacchi di Emilio Rostan
L'inchiesta della DIA di Napoli che ha portato all'arresto del Sindaco di Melito, Luciano Mottola, del presidente del consiglio comunale, Rocco Marrone, di alcuni consiglieri comunali, imprenditori e camorristi appartenenti al clan Amato – Pagano ha portato alla luce uno scenario osceno, dove gli unici interessi di chi si candidava a guidare la città sembrerebbero essere solo soldi, appalti, potere e solidità dei rapporti con i clan di camorra.
Lo scambio politico mafioso sembrerebbe girare intorno alla figura dell'imprenditore Emilio Rostan, che avrebbe curato la campagna elettorale del sindaco Mottola. Accortosi che al primo turno una delle coalizioni avversarie avrebbe stretto un patto coi clan, Rosan avrebbe favorito un nuovo accorto politico-mafioso per far eleggere Mottola al ballottaggio.
Il primo accordo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato stretto per il primo turno delle elezioni comunali 2021 dalla coalizione del candidato Nunzio Marrone (non indagato) con gli uomini del clan Amato-Pagano nel rione 219 di Melito. A sostenere Marrone in campagna elettorale si recò anche Catello Maresca, magistrato anti camorra e consigliere comunale di Napoli. Un sostegno che, alla luce dell'inchiesta, sarebbe un dato politico assai imbarazzante.
Il rapporto politico tra Marrone e Maresca, il pm: "No comment"
Il patto tra la coalizione di Marrone e la camorra sarebbe stato, secondo la ricostruzione degli inquirenti, per la compravendita di voti: preferenze in cambio di soldi. Un accordo del quale però lo stesso candidato sindaco sarebbe stato all'oscuro, infatti l'attuale consigliere comunale di Melito non figura nemmeno tra gli indagati. Il vero regista dell'operazione sarebbe stato il padre, Vincenzo Marrone, che è invece finito in carcere: avrebbe stretto il patto con Vincenzo Nappi, detto ‘o Pittore, all'epoca referente degli Scissionisti per Melito (ucciso in un agguato nel gennaio 2023).
A sostenere la candidatura di Nunzio Marrone fu anche Catello Maresca, magistrato anticamorra che è oggi consigliere comunale di Napoli e che nel 2021 aveva sfidato Gaetano Manfredi come candidato sindaco. Noto a livello nazionale per l'arresto del boss dei Casalesi Michele Zagaria e per la strenua lotta contro il cartello mafioso del Casertano, Maresca ha iniziato la carriera politica proprio nel 2021, accettando la candidatura a Sindaco di Napoli per il centro destra. In quelle stesse settimane si fece fotografare insieme a Nunzio Marrone e, a guardare la storia politica successiva, da lì nasce un vero rapporto politico tra i due.
La prima esperienza politica di Nunzio Marrone in verità è nel campo del centrosinistra: nel 2020 si candida, senza successo, alla Regione Campania con la lista "Fare Democratico" a sostegno di Vincenzo De Luca. Ma negli anni, dalle Comunali di Melito del 2021 in poi, le cose cambiano. Marrone ha presenziato a decine di iniziative pubbliche di Maresca; in consiglio comunale dove aderisce al gruppo misto, si presenta come "Gruppo Maresca".
E non solo: a giugno 2022 nasce il progetto "Progresso e legalità", una rete di amministratori locali che riconosce come leader proprio Catello Maresca. Marrone lo annuncia sul suo profilo Facebook il 21 giugno, pubblicando la foto che lo ritrae col magistrato anticamorra e altri amministratori locali.
Il profilo pubblico di Marrone è un continuo rimando alle gesta politiche di Maresca: riposta comunicati, foto di iniziative e anche delle feste in cui compare in foto con Maresca ed altri amministratori, come quelle pubblicate il 27 maggio 2022. Maresca, così lo definisce più volte, è "il suo leader". Un leader che, però, evidentemente non si era accorto della compagine che sosteneva la candidatura a sindaco di Melito.
Saremmo davanti dunque non ad una semplice fotografia, ma ad un rapporto politico organico tra Marrone e il magistrato. Avremmo voluto chiarire i rapporti tra i due ma, contattato da Fanpage.it, Maresca ha preferito non commentare la vicenda.
L'intercettazione: "Sta con Maresca ma supportato da gente di mezzo alla via"
Se da un lato Vincenzo Marrone, padre di Nunzio, avrebbe sborsato somme di denaro per assicurarsi i voti del clan nel rione 219 di Melito, e addirittura, attraverso questi, avrebbe minacciato i candidati delle liste di Mottola facendogli ritirare la candidatura, dall'altro Emilio Rostan, l'imprenditore che sarebbe al centro della vicenda secondo i magistrati, già immaginava la possibilità di un secondo accordo.
Nelle tantissime intercettazioni agli atti dell'inchiesta Rostan, che sarebbe a conoscenza del patto stretto con gli Amato-Pagano, si sofferma proprio sul rapporto tra Maresca e Nunzio Marrone, commentando l'incongruenza del sostegno del magistrato anticamorra. In un dialogo con un familiare, e riferendosi a Nunzio Marrone, dice: "Fa la fotografia con Maresca quando tu (Marrone, ndr) sei supportato dalla gente gente di mezzo alla via, Melito è un paese di bugiardi, se era un altro paese dovevano dire ma come? A te ti porta questa gente qua".
In un'altra intercettazione con collaboratori e sostenitori, captata all'interno di un bar, Rostan dice: "Tu, Nunzio Marrone, vai a fare la fotografia insieme a Maresca, il pm anticamorra, dici dobbiamo noi dobbiamo fare un patto anticamorra, quando dietro a te…". Ed ancora: "Dovresti dirgli (che) tu tieni i camorristi nella tua lista, ma lo fanno i politici di Melito? Non lo fanno, non tengono le palle".
Soldi alla camorra e intimidazioni agli avversari
Il reggente degli Scissionisti, Vincenzo Nappi detto ‘o Pittore, avrebbe dato indicazioni precise sul sostegno ai candidati delle liste a supporto di Nunzio Marrone. E non si sarebbe limitato a questo, ma avrebbe dato ordine di minacciare una candidata dello schieramento di Luciano Mottola, Antonella Liuzzi.
Le sarebbe stato chiesto prima di non candidarsi con Mottola ma nelle liste di Marrone, e successivamente, dopo la presentazione delle liste, in cui la Liuzzi figurava come candidata consigliera nella lista "Difendiamo Melito" a sostegno di Mottola, la donna sarebbe stata minacciata apertamente.
"Deve uscire con zero voti, se no ci saranno conseguenze", commentano alcuni degli indagati nelle intercettazioni. Per più volte, come si evince dall'ordinanza, alcuni degli indagati sarebbero andati nel bar della Liuzzi, su mandato di Nappi, a dire alla Liuzzi di portare le proprie preferenze ad un altro candidato della coalizione di Marrone, minacciandola.
"Le abbiamo detto che può prendere solo 6 voti, la famiglia e le figlie", si riferisce in un'altra intercettazione. L'intimidazione sembrerebbe aver funzionato visto che la Liuzzi riporterà solo 33 voti al primo turno. Il quadro ricostruito dagli inquirenti è quello di uno scambio politico-mafioso e di intimidazioni mafiose per portare voti a Nunzio Marrone, uno scenario ben distante da quello di un candidato anticamorra.