Voto di scambio a Napoli, parla Gratteri: “Le mafie offrono perché qualcuno compra. È la politica che si presta”
L'assioma di Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli è una base delle leggi del mercato: se qualcuno offre è perché c'è qualcun altro che compra. Accade anche per i voti durante le competizioni elettorali. Organizzazioni mafiose che offrono pacchetti di preferenze a persone o entità in grado di acquistarle. L'inquinamento del voto diretto e indiretto non è infrequente in Campania: si pensi alla "scheda ballerina" delle inchieste sul clan dei Casalesi. Le inchieste giornalistiche di Fanpage.it hanno più volte rivelato irregolarità e storture non solo nelle competizioni elettorali ufficiali, ma anche in quelle di partito, come le elezioni primarie. Stavolta, ci troviamo di nuovo davanti ad uno scambio elettorale politico-mafioso, almeno questa è l'ipotesi d'accusa della Procura di Napoli. Che significa? Preferenze in cambio di denaro.
«Le mafie votano e fanno votare per il migliore offerente – dice il procuratore di Napoli -. Guardia alta in vista delle Elezioni Europee di giugno? Abbiamo investigatori bravissimi, ci sono gli strumenti per fronteggiare le emergenze. Per noi tutti i reati sono importanti, dal balcone abusivo, alla criminalità organizzata e ai suoi interessi sul dark web».
Poi, tornando al caso di Cercola e di San Giovanni a Teduccio alle Amministrative 2023, Gratteri dice: «Le mafie votano e fanno votare, al miglior offerente. Non sono né di destra, né di sinistra, né di centro. E se le mafie offrono è perché c'è qualcuno che compra. Quindi c'è qualche politico che si presta a questi accordi. C'è una grande responsabilità da parte della politica. La mia certezza è che le mafie votano e fanno votare per il loro interesse».
Così il colonnello Andrea Leo, comandante del reparto operativo nucleo investigativo provinciale di Napoli dei carabinieri, e il colonnello Grimaldi Pantaleone comandante del gruppo dei carabinieri di Torre Annunziata, spiegano: «Sono clan pervasivi, senza ideologia, senza interesse politico, il loro unico interesse è infiltrarsi per trarne vantaggi: a Cercola la democrazia era all'asta». L'indagine della Direzione distrettuale antimafia (pm Woodcock e Capuano) sul voto di scambio politico-mafioso a Cercola, in provincia di Napoli. si è evidenziata con il «controllo nei seggi elettorali per la verifica dell'accordo di compravendita del voto» si legge nell'atto d'accusa.
Un controllo esercitato – dice l'atto d'accusa – grazie alla doppia veste di alcuni rappresentanti di lista che, è stato spiegato, «erano anche rappresentanti delle organizzazioni criminal». E quanto, malgrado l'esborso di denaro per comprare voti, l'esito elettorale è stato a loro avverso, i clan «hanno anche cercato di avvicinare il vincente, ma non risulta se è il contatto ci sia stato o meno».