Vongole a oltre 50 euro, Pastiera a 75 euro: a Napoli il Natale quest’anno è una mazzata
Ci sono due modi per discutere di questi prezzi. Il primo è alzare gli occhi al cielo e lamentarsi dei rincari, della speculazione dei commercianti esosi. Il secondo è cercare di capire. Perché, se è vero, com'è vero, che questo 2024 è una mazzata sui prodotti alimentari in special modo gli ingredienti fondamentali del Cenone della Vigilia di Natale, è altresì vero che gli aumenti vengono da lontano. È una catena: produttori e fornitori, grossisti, commercianti al dettaglio, clienti. E in questa catena c'è il trasporto tra i vari livelli della grande e media distribuzione che pure ha i suoi costi.
La vongola verace e l'opzione misto frutti di mare
Prendiamo la regina del Cenone della Vigilia e di quello di San Silvestro: la vongola. Aggredita dal granchio blu che ne ha decimato la produzione e dal cambiamento climatico col riscaldamento delle acque, la vongola verace è diventata più cara e meno frequente a tavola. Ma Natale è un momento speciale. Quindi si arriva a spendere (molto) di più rispetto agli altri anni per assicurarsela a tavola, con un classico «spaghetto a vongole» (versione con o senza pomodoro, sta a voi deciderlo). Un chilo di vongole a Napoli oggi arriva a costare 50-55 euro e parliamo della qualità più nota ma meno pregiata (ne esistono tante, di vongole, oltre la verace: la babosa, la rubia, la filippina e così via).
I pescivendoli napoletani lamentano cattiva stampa: «Non dite che aumentiamo i prezzi per speculare: quando andiamo a comprare nel periodo natalizio anche noi troviamo i prodotti rincarati. Non avremmo interesse a non vendere». Esiste in effetti il principio domanda-offerta su questo prodotto: tanta domanda a fronte di una produzione sempre minore negli ultimi due anni. A questo si aggiunge il rincaro ormai cronico dei trasporti connesso a quello del carburante.
Dunque rassegnarsi? Nemmeno per idea: i napoletani che non possono permettersi la mazzata natalizia per non rinunciare allo spaghetto tanto atteso stanno optando per la soluzione più economica, ovvero il misto frutti di mare: qualche vongola verace, qualche (poche) fasolare e il resto tutti lupini, sorelle economiche della verace.
La pastiera, fuori stagione ma anche fuori controllo
Discorso diverso è per la pastiera. Un tempo dolce di Pasqua, ora evergreen delle pasticcerie napoletane: colpa o merito dell'ondata di turisti che vogliono, pretendono, nello starter pack turistico almeno una fetta di pastiera oltre sfogliatelle, cuoppo di fritturine e pizza margherita d'ordinanza. E dunque che pastiera sia. È un dolce popolare, ricco di ingredienti e (un tempo) economico: pasta frolla, ricotta, uova, aromi (millefiori, arancio), grano cotto.
Anche qui, negli ultimi anni, le materie prime sono rincarate (dall'inizio della guerra in Ucraina il grano è aumentato, quest'anno invece in Europa è rincarato fortemente il burro). La domanda di pastiere napoletane a Natale è altissima, pure perché è un dolce facilmente trasportabile in viaggio e ideale quale gentile cadeau da offrire all'ospite per il Cenone. Qualche pasticceria per "praticità" fornisce le pastiere con un'unità di misura diversa dal peso, ovvero "a taglia": i ruoti vanno da 1 a 7, il più grande, che arriva a costare anche 75 euro. La qualità si paga, sia chiaro. Ma c'è chi obietta che così non si capisce quanto costi al kg la pastiera e che quindi si tratti di uno specchietto per le allodole. I pasticcieri controbattono che il prezzo è comunque indicato. Soltanto che ormai le persone acquistano "per porzioni" e indicare in questo modo la pastiera è più facile. Chissà.