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Vomero, la Municipalità sfratta la Fondazione Francesco De Martino a 20 anni dalla morte del leader Psi

Diffida alla Fondazione a lasciare i locali di via Morghen entro il 10 gennaio: “Contratto mai sottoscritto”. La lettera arrivata nel ventennale della morte dell’ex segretario del Psi. Coppeto: “Sconcertante”
A cura di Pierluigi Frattasi
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Francesco De Martino, foto da www.socialismoitaliano1892.it
Francesco De Martino, foto da www.socialismoitaliano1892.it

La V Municipalità Vomero-Arenella “sfratta” la Fondazione Francesco De Martino, dedicata all'illustre giurista e politico napoletano, tra i massimi esponenti del socialismo italiano del Novecento, senatore a vita, più volte segretario del Psi e due volte vicepresidente del Consiglio dei Ministri.

Lo “sfratto” è arrivato il 6 dicembre scorso, con una lettera di diffida del servizio patrimonio del Comune di Napoli, partita su istanza della commissione Cultura e Turismo della V Municipalità, nella quale si invita a “lasciare i locali di Via Morghen 84, in passato sede dell'ex Biblioteca Benedetto Croce, liberi da cose e persone entro il 10 gennaio 2023”, “al fine di consentire una diversa gestione degli spazi”.

Ma non mancano le polemiche. Per l'ex consigliere comunale e presidente di Municipalità, Mario Coppeto, si tratta di un provvedimento “sconcertante”. Coppeto ha scritto al sindaco Gaetano Manfredi, chiedendogli di intervenire.

Lo sfratto nell'anniversario dei 20 anni della morte

Lo sfratto arriva purtroppo con una triste coincidenza, nell'anniversario dei 20 anni della morte di De Martino, avvenuta il 18 novembre 2002. Il 27 ottobre scorso, infatti, come ricostruito nella nota del Comune, la commissione municipale “ha espresso la volontà di disdettare la “Fondazione De Martino” dall’uso dei locali”, che erano stati concessi con delibera di giunta comunale 1705 del 04 dicembre 2008, alla quale seguì la sottoscrizione di un protocollo d'intesa con la Municipalità. All'epoca il sindaco era Rosa Russo Iervolino.

Il motivo: "Mai firmato il contratto"

Qual è allora il motivo della disdetta? Secondo l'ufficio tecnico comunale, a quella delibera non seguì mai la firma del contratto d'uso. Procedura demandata all'allora gestore del patrimonio Romeo Gestioni. Il contratto avrebbe dovuto avere una durata di 15 anni, rinnovabili di altri 15. I locali furono consegnati poi il 6 febbraio 2009, data dalla quale decorre il termine quindicennale.

La polemica, Coppeto: “Atto sconcertante”

Ma non mancano le polemiche. In una lettera al sindaco Gaetano Manfredi, l'ex consigliere comunale Mario Coppeto, esponente della Sinistra e per lungo tempo presidente della V Municipalità, parla di “un accadimento amministrativo e politico-sociale sconcertante”.

“L'affidamento dei locali alla Fondazione – scrive Coppeto, all'epoca presidente della Municipalità – fu intrapreso dalla Municipalità, al fine di garantire uno spazio ad una istituzione di prestigio, come la Fondazione dedicata all'insigne giurista e politico, senatore a vita, Francesco De Martino”, scomparso nel 2002, “e offrire un ampliamento dell'offerta culturale e associativa per la città e il territorio collinare”.

E, ancora:

“I locali – ricorda Coppeto – in quel tempo erano liberi e abbandonati, in quanto le attività della Biblioteca Croce erano state trasferite nella nuova sede, in via De Mura. ono stati affidati con una delibera di giunta. L'affidamento è avvenuto attraverso una convenzione, che è parte della delibera. La mancata sottoscrizione del contratto rappresenta una inadempienza per la quale il Comune dovrebbe farsi carico". La Fondazione, peraltro, sottolinea, "collabora alle attività sociali e culturali con oltre 20 associazioni del territorio”.

Secondo Coppeto, quindi, non può essere l'ufficio patrimonio a sfrattare la Fondazione, sulla base “di un verbale di commissione municipale che non ha alcune potere deliberante".

Non è compito delle Municipalità – conclude – assumere decisioni alternative ad un atto deliberativo del Comune. La Municipalità può avanzare proposta di revoca attraverso una delibera di consiglio municipale nella quale si chiede a sindaco e giunta comunale di assumere tale decisione. Ma sul piano sociale e culturale è davvero incomprensibile eliminare un presidio scientifico e culturale che porta il nome di un prestigioso protagonista della vita istituzionale, accademica e politica del nostro paese”.

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