Violenze nel carcere di Santa Maria, i detenuti al Pronto soccorso: Sono caduto dalle scale
"Riferita caduta accidentale 10 giorni or sono". Venivano liquidate così, come nel più classico dei cliché, le ferite riportate durante i pestaggi quando i detenuti venivano visitati al Pronto Soccorso. Contusioni e lividi comparsi su tutto il corpo, spesso con una forma che ricordava calci e manganellate, che però si erano fatti da soli, il più delle volte cadendo per le scale. Era il disperato tentativo di non far venire fuori quelle violenze, non per omertà, ma per evitare ancora altre ripercussioni. Perché, loro, tra quelle mura, ci sarebbero rimasti ancora.
Emerge anche questo dalla corposa ordinanza emessa dal gip Sergio Enea, che ha portato alle 52 misure cautelari eseguite lunedì scorso, relativa a quella che il gip stesso ha definito "una orribile mattanza", ovvero la "perquisizione straordinaria" effettuata da circa 300 agenti il 6 aprile 2020, il giorno dopo la protesta nel carcere sammaritano. Le scene raccontate nell'ordinanza (e che si vedono anche in un video registrato dalle telecamere di sorveglianza) sono da brivido: detenuti presi a calci, pugni e manganellate, costretti a strisciare con le ginocchia a terra, i "capottoni" mentre attraversano i corridoi. Altri particolari arrivano dai racconti: sputi in faccia, urina addosso, ispezioni anali col manganello, giorni senza cibo, senza vestiti di ricambio e coi televisori ad altissimo volume per privarli anche del sonno.
Diversi dei detenuti feriti, ricostruisce il gip, non erano stati nemmeno visitati, o erano stati controllati sommariamente. Al Pronto Soccorso ci erano finiti soltanto i più gravi, o quelli con ferite che avrebbero potuto portare a conseguenze, come i traumi cranici e le fratture. Gli altri, raccontano alcuni detenuti, erano stati semplicemente lasciati nelle celle.
Violenze in carcere, il detenuto: "Sono caduto"
Un caso riguarda un detenuto, secondo la ricostruzione degli inquirenti vittima di percosse da parte della Polizia Penitenziaria. Davanti al medico che lo aveva visitato, però, l'uomo aveva detto di essersi fatto male da solo. "Il sottoscritto sanitario – si legge nel referto datato 6 aprile – certifica che il detenuto (…) riferisce di essere caduto accidentalmente. All'esame obiettivo: riporta ferita lacero contusa alla regione frontale destra del cranio. Prognosi: 04 gg di riposo et eventuali cure mediche". L'uomo, rileva il gip nell'ordinanza, era stato visitato a differenza di altri detenuti feriti proprio per via delle lesioni alla testa, per controllare che non fossero troppo gravi. Anche se, aggiunge il gip, "il pericolo connesso al disvelamento della eziologia veniva disinnescata con il cliché legato alla "caduta accidentale", del tutto inimmaginabile".
Sulla stessa riga anche la vicenda di un altro detenuto, che era "caduto per le scale". L'uomo, secondo la testimonianza di altri reclusi, era tra quelli che avevano ricevuto le percosse più violente. Tanto che "doveva denunciare – dice uno – perché l'hanno ucciso, ci faceva male la costola, ha chiesto pure l'ospedale, l'occhio gonfio, io l'ho visto che ha abbuscato, lo sapete bene e non ha denunciato". Il medico legale lo aveva visitato il 15 aprile 2020 e in quella circostanza l'uomo aveva riferito di essere stato picchiato con manganelli, pugni e calci il 6 aprile, alle 15:30 circa, mentre andava dalla cella alle aule comuni.
L'esame obiettivo aveva rilevato "presenza di voluminosa ecchimosi della regione scapolo-vertebrale destra, di colore giallastro, di forma irregolare, delle dimensioni massime di circa 20 cm x 10 cm. Presenza di ulteriore ecchimosi in regione sovraclaveare destra, diforma irregolare, di colore giallastro, delle dimensioni massime di circa 6 c m x 2 cm". Il medico aveva quindi chiesto una radiografia al torace, per accertare eventuali danni interni, e il referto del Pronto Soccorso di Santa Maria Capua Vetere racconta una storia diversa: "riferita caduta accidentale 10 giorni or sono".
Violenze a Santa Maria, il referto medico scomparso
A metà maggio 2020 i carabinieri hanno acquisito le registrazioni telefoniche delle richieste di intervento del 118 partite dal carcere di Santa Maria Capua Vetere relative a diversi giorni di aprile. Tra queste, compare quella relativa a un detenuto che aveva affermato di essere "caduto nella doccia"; per quella circostanza, appurate che quelle lesioni erano invece compatibili con un pestaggio, verranno poi incolpati altri detenuti.
Ma ce n'è anche una "fantasma", e riguarda un detenuto che ha poi raccontato di essere stato picchiato anche nei giorni successivi al 6 aprile. La richiesta è del 25 aprile, il detenuto soffre, si legge, di "cefalea, otorragia e perdita di vista". Il suo "cartellino emergenze", però, non si trova. Come se poi l'intervento non ci fosse stato, insomma. L'uomo aveva detto di essere stato picchiato il 9 aprile; il 15 aprile era stato visitato dal medico legale, che aveva evidenziato "un trauma policontusivo, principalmente lo dorso, ai glutei, alla mano destra ed al piede sinistro. Tali lesioni, in linea con il dato anamnestico, risultano compatibili con l'azione di corpi contundenti; sussiste compatibilità con la lamentata aggressione avvenuta in data 6-4-2020 mediante mezzi di offesa naturale dell'uomo (mani, piedi, etc) e/o con strumenti contundenti (bastoni, sfollagente, caschi, etc)".
Nei giorni successivi, l'uomo aveva detto di essere stato minacciato da alcuni agenti che volevano che cambiasse le sue dichiarazioni. Il 25 aprile, la richiesta al 118. L'intervento, ricostruisce il gip, "è stato effettivamente effettuato, ma per tale intervento non è stata redatta alcuna documentazione medica". Il medico che ha visitato l'uomo non è stato ancora identificato.