Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: Cassazione conferma accuse per gli agenti
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Confermate le accuse per tre agenti coinvolti nelle violenze sui detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, nella provincia di Caserta, perpetrate da alcuni poliziotti il 6 aprile del 2020. La Corte di Cassazione ha confermato le accuse e quindi la detenzione agli arresti domiciliari per tre degli agenti indagati, rigettando gli altri ricorsi nel merito. Per loro, come detto, sono stati confermati gli arresti domiciliari: non potranno tornare in libertà, come invece chiesto dai legali.
Le violenze sui detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere
La vicenda sulle violenze nel carcere del Casertano – venute a galla soltanto dopo, con gli arresti e le perquisizioni ai danni degli agenti e dei dirigenti del carcere e che ha tenuto banco sugli organi di informazioni nazionali e internazionali per settimane – si riferiscono al 6 aprile del 2020. In quella data, alcuni detenuti protestarono per le restrizioni anti Covid appena introdotte, a pochi giorni dall'esplosione della pandemia. Come rappresaglia alle proteste, alcuni agenti pestarono duramente i detenuti, in alcuni casi mettendo a punto vere e proprie torture.
Sono 120 gli indagati tra agenti e dirigenti
Le indagini, condotte dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, si sono concluse il 9 settembre del 2021: sono 120 le persone indagate per le violenze, tra agenti della Polizia Penitenziaria e funzionari e dirigenti del Dap, il Dipartimento di amministrazione penitenziaria. Tra questi, ci sono 12 indagati per la morte del detenuto Lamine Hakimi, deceduto il 4 maggio del 2020: vittima anche lui delle violenza, da allora era stato posto in isolamento.