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Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta)

Violenze in carcere, testimone minaccia avvocato: “Ti faccio due buchi in testa”

Il difensore di alcuni degli agenti imputati è stato minacciato in aula; nel corso del processo un altro testimone ha ritrattato: “Non ricordo di essere stato picchiato”.
A cura di Nico Falco
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Le immagini registrate dalle telecamere del carcere di Santa Maria Capua Vetere
Le immagini registrate dalle telecamere del carcere di Santa Maria Capua Vetere

Insofferente alle domande dell'avvocato della difesa, ha sbottato: "Ti faccio due buchi in testa". Minaccia esplicita, quella di Gennaro Romano, attualmente detenuto per lesioni e rapina e costituitosi parte civile nel maxi processo sulle violenze nel carcere "Francesco Uccella" di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, risalenti al 6 aprile 2020. L'uomo, anche lui picchiato quel giorno, ha raccontato delle violenze subite da quando stava in cella e per tutto il percorso fino alla sala socialità, dicendo che "avevo male al ginocchio e loro mi colpivano lo stesso in quel punto".

Avvocato minacciato: "Ti faccio due buchi in testa"

La minaccia è stata profferita durante il processo, che si sta tenendo nell'aula bunker del tribunale sammaritano: alla sbarra ci sono 105 imputati, per la maggior parte agenti della Penitenziaria. L'udienza era stata momentaneamente sospesa per riportare la calma, visto che Romano si era mostrato insofferente alle domande dell'avvocato Carlo De Stavola, che difende alcuni degli agenti della Polizia Penitenziaria imputati. Il legale non ha escluso di presentare querela.

Testimone ritratta: "Mai pestato dagli agenti"

Il teste Antonio Zerillo, che aveva parlato delle botte subite quando era stato sentito dai carabinieri, oggi in aula ha ritrattato ogni accusa, rischiando una incriminazione per falsa testimonianza. L'uomo è attualmente detenuto proprio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e non è il primo testimone che, dopo aver accusato gli agenti quando era stato ascoltato dai militari, durante il processo si è contraddetto o ha parzialmente ritrattato.

"Non ricordo di essere stato picchiato – ha detto Zerillo, anche lui costituitosi parte civile nel processo – né in cella, né lungo il percorso e neanche in saletta. L'ematoma sul gluteo me lo sono fatto quel giorno forse sbattendo da qualche parte". Quando il pm Alessandra Pinto gli ha ricordato di avere raccontato di essere stato pestato, e gli ha chiesto se ai carabinieri ha detto il falso, lui ha risposto: "Forse ho firmato senza guardare il verbale".

Nonostante gli inviti del presidente del collegio Roberto Donatiello a dire la verità, l'uomo è rimasto sulla sua posizione. La pm Pinto ha quindi commentato che "è significativo che il detenuto è ristretto nello stesso carcere", provocando la reazione di alcuni degli avvocati presenti.

"Mi hanno picchiato e bruciato la barba"

Nel corso della stessa udienza il testimone Claudio Merolla, parte civile, ha raccontato:

nonostante avessi problemi di natura mentale, fui picchiato in cella insieme al piantone che mi assisteva. Sono poi passato nel corridoio di agenti e ho avuto altre botte, quindi in saletta mi hanno messo faccia al muro e massacrato; dopo mi hanno preso per le caviglie e in quel momento ho visto la Commissaria, quella con i capelli ricci, che guardava e sorrideva, anche se non mi ha fatto nulla; trascinandomi per le caviglie mi hanno poi gettato in cella. Mi hanno anche acceso una parte della barba con accendino. Anche infermieri e medici sono stati disumani. Ho subito violenze e torture ingiustamente e che non ho più dimenticato.

La commissaria a cui fa riferimento sarebbe l'imputata Annarita Costanzo, ma dai video non emerge che la donna fosse presente nella sala socialità.

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