Violenze in carcere a Santa Maria Capua Vetere, stop a Radio Radicale sulla registrazione delle udienze
Grazie al lavoro di Radio Radicale ancor oggi possiamo consultare processi alla camorra di Raffaele Cutolo, quello contro Enzo Tortora, quelli della Tangentopoli degli anni Novanta.
Ma rischiamo di non poter riascoltare, in futuro, gli audio del processo per le violenze contro i detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Motivo? Il Presidente della Corte d'Assise sammaritana ha sospeso per oggi la pubblicazione sul sito di Radio Radicale del processo per le violenze contro i detenuti del carcere locale. «La decisione definitiva in merito al diritto di cronaca radiofonica del processo – fa sapere la radio – è stata rinviata a mercoledì 29».
Per le violenze ai danni di reclusi sono imputati 105 persone, tra agenti penitenziari e funzionari del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Ecco come sono andati i fatti: la Corte d'Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Roberto Donatiello, per l'udienza di oggi ha vietato la messa online della registrazione in attesa di decidere a fine marzo, il da farsi. La richiesta è degli avvocati di alcuni imputati che hanno sollecitato la Corte a disporre il divieto di pubblicazione dell'audio dopo ogni udienza, come Radio Radicale fa da anni anche anche per altri processi importanti, e di prevedere che la pubblicazione delle registrazioni «avvenga alla fine del processo».
Qual è la ratio? Secondo i legali della difesa, «Non inficiare la genuinità delle dichiarazioni rese in aula dai testimoni e per evitare rischi di violazione del diritto di difesa». E perché si inficerebbe, secondo gli avvocati? Presto detto: permetterebbe a testimoni non ancora sentiti «di ascoltare le parole dette da altri testimoni, e dunque in teoria di decidere cosa dire e in che modo in aula, e anche le domande poste dai difensori».
Ragioni che la Federazione Nazionale della Stampa respinge con forza. In una nota la Fnsi spiega:
Pur nel rispetto del diritto alla difesa, le norme e la giurisprudenza tutelano l'interesse pubblico, il diritto dei cittadini a conoscere quello che avviene, anche nelle aule di giustizia. Come del resto accade per le centinaia di processi registrati e pubblicati da Radio Radicale.
Alla richiesta di rivedere la decisione si è ovviamente unito Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale che ribadisce la volontà dell'emittente di «assicurare un servizio che da oltre quarant'anni consente agli italiani la diretta conoscenza dei processi che rivestono un particolare interesse pubblico».