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Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta)

Violenze a Santa Maria Capua Vetere, ex agente interrogato: “Non ho picchiato nessuno”

Continuano gli interrogatori per gli agenti della Penitenziaria raggiunti da misura cautelare nell’inchiesta sulle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Uno di loro, ritenuto co-organizzatore ed esecutore, ha respinto tutte le accuse; potrebbe presto lasciare il carcere: era stato riformato a marzo per motivi di salute e non ci sarebbe quindi pericolo di reiterazione.
A cura di Nico Falco
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Proseguono gli interrogatori di garanzia per gli agenti della Polizia Penitenziaria coinvolti nell'inchiesta sulle violenze avvenute il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Le 52 misure cautelari sono state eseguite lunedì scorso, l'indagine della Procura locale, partita dopo la denuncia di alcuni detenuti, aveva portato a 117 indagati; per 8 era stata disposta la custodia cautelare in carcere, 18 ai domiciliari, 3 con obbligo di dimora e 23 destinatari di misure interdittive di sospensione dal lavoro.

Ieri erano andati davanti al gip 9 agenti, 8 dei quali si erano avvalsi della facoltà di non rispondere; uno solo aveva scelto di sostenere l'interrogatorio, negando ogni accusa. Oggi è stata la volta di Angelo Bruno, anche lui finito in carcere perché ritenuto dagli inquirenti co-organizzatore ed esecutore materiale delle violenze, chiamato in causa da diversi detenuti vittime del pestaggio. L'uomo, 55 anni, nel corso dell'interrogatorio davanti al gip Sergio Enea, nel carcere di Carinola, ha contestato tutti gli addebiti e ha spiegato di non fare più parte del Corpo della Polizia Penitenziaria dallo scorso marzo, essendo stato riformato per una malattia agli arti.

La pratica per essere riformato, ha spiegato il suo legale, l'avvocato Rossana Ferraro, era stata avviata nel 2019, molto prima dei fatti contestati nell'ordinanza. L'ufficio inquirente, però, come ha spiegato il procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere, Alessandro Milita, presente agli interrogatori, non era stato informato della circostanza dall'amministrazione penitenziaria. La situazione potrebbe influire sulla misura disposta per Bruno in base alle esigenze cautelari, visto che il pericolo di reiterazione del reato, alla base della decisione della custodia in carcere, non dovrebbe più sussistere non essendo più l'uomo in servizio nella Polizia Penitenziaria.

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