Violenza sessuale sugli alunni a Castellammare, la prof nega le accuse davanti al gip
Non avrebbe abusato degli alunni, le chat acquisite, e gli audio scambiati con un solo alunno, sarebbero estrapolati da discorsi più ampi e sarebbero da inquadrare in un contesto diverso da quello che la Procura di Torre Annunziata le contesta. Si è difesa così l'insegnante di sostegno finita in carcere con l'accusa di violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti di sette giovanissimi tra i 12 e i 13 anni della scuola media Salvati, plesso del Panzini che si trova a Scanzano, frazione di Castellammare di Stabia (Napoli). Stamattina l'insegnante, difesa dall'avvocato Francesco Cappiello, ha risposto a tutte le domande del gip Laura Crasta e del pm Bianca Maria Colangelo, respingendo tutte le accuse e sostenendo di essere vittima di una vendetta da parte di due alunni che aveva fatto sospendere.
Le accuse alla docente della scuola di Castellammare
Secondo il quadro ricostruito dagli inquirenti la docente, a cui era stato assegnato un ragazzino con difficoltà di apprendimento, avrebbe abusato dei ragazzi in una saletta riservate della scuola, dove li portava per fare loro ripetizioni o per coinvolgerli in attività finalizzate all'inserimento nel gruppo dello studente che le era stato affidato.
Lì, però, avrebbe continuamente intavolato discussioni a carattere sessualmente esplicito e, secondo il racconto dei ragazzi, avrebbe mostrato video pornografici e li avrebbe invitati a scambiarsi effusioni; alla 37enne viene contestato anche un episodio di violenza sessuale: avrebbe praticato un rapporto orale a uno dei giovanissimi, vicenda raccontata sia dalla vittima sia da un'altra ragazzina a cui la prof lo avrebbe rivelato quando l'aveva incrociata uscendo dall'aula. Successivamente gli abusi sarebbero andati avanti tramite una chat su Instagram, dove l'insegnante avrebbe anche inviato immagini pornografiche.
La difesa della prof: vendetta per la sospensione
I ragazzini avevano cominciato a parlare dopo la sospensione di due di loro, sorpresi in un bagno a fumare una sigaretta elettronica. Era stata la stessa prof di sostegno ad accorgersene e a segnalare la circostanza al docente di ruolo. Uno di loro, rientrando in classe, aveva sostenuto che la prof avesse mostrato a lui e agli altri dei filmati pornografici, ma l'insegnante in classe non ci aveva dato peso ritenendo fosse uno sfogo. Si tratta dello stesso docente che, stando a quanto dichiarato dalla vicepreside agli inquirenti, avrebbe poi sentito due ragazzini che si mettevano d'accordo su cosa raccontare per far licenziare la 37enne.
La vice preside ha inoltre detto che, dopo aver saputo delle accuse, aveva parlato con la 37enne per chiederle spiegazioni e che questa l'aveva rassicurata dicendo che qualche mese prima aveva subìto una violazione dei propri profili social e del cellulare; quest'ultima circostanza non viene ritenuta credibile dagli inquirenti anche se, esaminando i suoi dispositivi informatici, è stata trovata una mail risalente ad agosto in cui la donna chiedeva la disattivazione del proprio profilo Facebook in quanto non riusciva più ad accedere.
Il 13 novembre scorso una delle mamme aveva presentato denuncia ai carabinieri, mettendo nero su bianco quello che il figlio le aveva rivelato in merito alle molestie e agli abusi. Il giorno successivo c'era stato l'assalto a scuola: una trentina di genitori avevano fatto irruzione nel plesso di Castellammare di Stabia picchiando sia la docente di sostegno, che nell'occasione rimediò un trauma cranico, sia il padre che provò a difenderla.
Nel corso degli accertamenti gli inquirenti hanno recuperato screenshot e dialoghi delle chat dai cellulari dei ragazzi e, in quelli della docente, gli audio che erano stati mandati ad un alunno tramite Instagram; esaminando i dispositivi della 37enne gli inquirenti hanno appurato che le ultime 10 ricerche erano attinenti a contenuti pornografici e che c'erano circa 1.700 immagini, la maggior parte a carattere pornografico.