Violenza sessuale in ospedale, cardiologo e avvocato in carcere: emersi nuovi casi
Sono stati raggiunti da una nuova misura cautelare il medico e l'avvocato che già erano stati sottoposti agli arresti domiciliari nello scorso giugno, accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di diverse pazienti del primo, alle quali il secondo avrebbe partecipato fingendosi un collega: per i due è stato disposto il carcere, nel corso delle indagini sono emersi altri due casi. L'ordinanza, emessa dal gip del Tribunale di Benevento su richiesta della locale Procura, è stata eseguita questa mattina, 24 settembre, dai finanzieri del Gico di Lecce.
La violenza sessuale di gruppo sulle pazienti in ospedale
Il cardiologo Giovanni Vetrone, 60 anni, e Antonio Zito, avvocato 58enne pugliese all'epoca dei fatti vice procuratore onorario presso il Tribunale di Lecce, erano finiti ai domiciliari il 19 giugno, in esecuzione della misura cautelare emessa dal Tribunale del Riesame di Napoli. Nell'ambito delle indagini erano stati sequestrati numerosi supporti informatici, dal cui contenuto erano state ricostruite le condotte dei due. Gli abusi, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sono avvenuti nell'ospedale Sacro Cuore di Gesù – Fatebenefratelli, dove il 60enne era in servizio e dove l'altro lo raggiungeva; durante le visite l'avvocato, presentato come collega, avrebbe palpeggiato le pazienti fingendo di effettuare manovre mediche. Le vittime sono state identificate ed ascoltate in ambiente protetto, quasi tutte hanno deciso di presentare querela.
Emersi altri due casi durante le indagini
Nel corso delle indagini, condotte dalla Procura sannita e affidate alla Guardia di Finanza, sono emersi altri due casi, sempre ai danni di pazienti del cardiologo, ed episodi di interferenze illecite nella vita privata ed esercizio abusivo della professione medica. Vetrone è inoltre gravemente indiziato per un'altra violenza sessuale, commessa nel 2021 ai danni di una paziente, e di diffusione illecita di contenuti sessualmente espliciti per avere ripreso i corpi nudi delle pazienti anche in ospedale e per avere mandato i video all'altro indagato.
Sulla base delle nuove risultanze la Procura ha quindi richiesto la misura cautelare più grave, alla luce, si legge in una nota del procuratore Aldo Policastro, "della continua propensione degli stessi a compiere gravi delitti della stessa specie di quelli per cui si procede".