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Vincenzo De Luca non si può ricandidare in Campania: la sentenza della Consulta sul terzo mandato. La reazione: “Tesi strampalata”

La legge della Regione Campania è incostituzionale. È il verdetto della Consulta che spazza via il terzo mandato. La reazione del governatore: “Si dovrà cancellare la scritta: la legge è uguale per tutti”.
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La sentenza è arrivata: Vincenzo De Luca non può ricandidarsi per il terzo mandato da presidente della Regione Campania. La Corte costituzionale ha dato ragione al governo. Palazzo Chigi aveva fatto ricorso alla Consulta per l'annullamento della legge regionale che consentiva al governatore campano di tentare il terzo mandato (sarebbe stata la quarta ricandidatura in vent'anni). In Campania di fatto finisce un'era politica, i ricaschi di questa decisione sono pesantissimi e molteplici. Ma andiamo per punti.

Il ricorso del governo Meloni alla Consulta sul terzo mandato di De Luca

Cosa chiedeva il ricorso di Palazzo Chigi alla Corte Costituzionale? I giudici erano chiamati a decidere sulla norma con la quale la Regione Campania aveva recepito la norma nazionale che vieta i tre mandati consecutivi. La legge regionale «esclude dal computo dei mandati rilevanti, ai fini dell'applicazione del principio del divieto di terzo mandato, quelli precedenti a quello in corso all'entrata in vigore della legge regionale» consentendo di fatto la ricandidatura di De Luca. Perché? Presto detto: e la norma "made in Campania" faceva partire il computo dalla legislatura in corso. La presidenza del Consiglio dei ministri, invece, nel ricorso considera la norma statale sul terzo mandato come «autoapplicativa» ed per questo ha sollevato «l'illegittimità costituzionale» del provvedimento campano, sottolineando che è «in contrasto con gli articoli 3 (principio di uguaglianza e ragionevolezza) e 51 (principio di uguaglianza nell'accesso alle cariche elettive) della Costituzione».

«Esiste chiarezza del dato normativo» per cui è evidente che la legge statale in tema di elezioni regionali stabilisce «il divieto o limite del terzo mandato». Quindi se un presidente di Regione «ha conseguito due mandati consecutivi non può concorrere a una terza elezione» aveva detto in udienza l'Avvocato dello Stato Ruggero Di Martino (insieme all'avvocato Eugenio de Bonis). L'avvocato difensore della Regione Giandomenico Falcon (insieme ai legali Aristide Police e Marcello Cecchetti) aveva invece replicato con un quesito alla Corte: «Non capisco perché le leggi di Marche, Veneto e Piemonte vadano bene e quella della Regione Campania no».

Cosa ha detto la Corte costituzionale oggi

L'articolo 1 della legge n.16/2024 della Regione Campania, dice la Consulta nel dispositivo della sentenza resa nota stasera alle 19.30 circa, dopo una giornata di dibattito e attesa, «dopo avere previsto che non è immediatamente rieleggibile alla carica di presidente della Giunta regionale chi, allo scadere del secondo mandato, ha già ricoperto ininterrottamente tale carica per due mandati consecutivi», ha tuttavia stabilito che, «ai fini dell'applicazione della presente disposizione, il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge».

Con questo ultimo importante  passaggio, secondo i giudici costituzionali, «il legislatore campano ha reso inapplicabile, per la prossima tornata elettorale, il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo posto dal legislatore statale con la legge n.165/2004», «violando l'articolo 122, primo comma, della Costituzione, che attribuisce al legislatore regionale il compito di disciplinare, tra l'altro, le ipotesi di ineleggibilità del presidente della Giunta regionale nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica».

La reazione di Vincenzo De Luca alla sentenza: "Tesi strampalata"

Vincenzo De Luca stamane ha tenuto fede alla sua agenda politica. Non si è recato a Roma. Nel pomeriggio, chiusa la fase dibattimentale al Palazzo della Consulta, si è recato ai funerali dell'intellettuale e artista napoletano Roberto De Simone, rifiutando i commenti sulla sentenza.

Il suo commento arriva mezz'ora dopo la sentenza: «Straordinaria performance giuridica dell'Alta Corte – esordisce la nota -. Accolta una tesi strampalata, progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti. La buona notizia è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini. Si dovrà infatti cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta: la legge è uguale per tutti».

Gli effetti politici sulle Elezioni Regionali in Campania

E politicamente cosa accade? Il Partito Democratico di Elly Schlein già aveva voltato le spalle allo "sceriffo" di Salerno, dichiarando finito il suo tempo, tant'è che a caldo Antonio Misiani, commissario del Partito Democratico in Campania parla di: «aprire tutti insieme, anche con chi ha guidato la Regione in questi anni una pagina nuova».

Già, perché il pronunciamento della Corte mette la parola fine anche tecnicamente ad una nuova candidatura e apre un nuovo capitolo. A questo ciclone le forze politiche si stavano peraltro ampiamente preparando in Campania. Da tempo c'è un sotterraneo movimento nel centrosinistra: una parte spinge sulla candidatura di Roberto Fico, ex presidente della Camera dei Deputati, tra i fondatori del Movimento Cinque Stelle, con l'obiettivo del solito "campo largo" nel centrosinistra.

Campo largo è la parola chiave: lo stesso accordo fece eleggere Gaetano Manfredi a sindaco di Napoli, altro papabile di rilievo alla poltrona regionale. Ma stavolta la partita non è solo napoletana ma salernitana, casertana, sannita, avellinese. Occorrerà tener conto dell'area moderata che non vede di buon occhio né Fico né il M5S ma anche l'area di sinistra. Si tratta di centristi che, in caso di candidato adeguato, potrebbero tranquillamente passare col centrodestra senza farsi problemi.

Ad esempio se Meloni, Salvini e Tajani dovessero optare per una figura come l'attuale ministro dell'Interno Matteo Piantedosi il problema si porrebbe, eccome. Anche se oggi Piantedosi smentisce ogni possibile ipotesi di candidatura per non dare spazio agli appetiti di Matteo Salvini che vorrebbe tornare al Viminale.

Tuttavia, se i pezzi sullo scacchiere inizieranno a muoversi, ogni ipotesi sarà possibile. Con De Luca fuori gioco, se i sondaggi dovessero trovare spiragli importanti per una ipotesi moderata di centrodestra, Meloni non potrebbe non tenerne conto.

Lunedì Igor Taruffi e Davide Baruffi, responsabili di Organizzazione ed Enti locali nella segreteria del Pd di Schlein, saranno a Napoli per parlare con i consiglieri regionali e i segretari delle cinque province. Obiettivo: capire l'aria che tira. Il Pd non vuole perdere la Campania e se l'ipotesi Fico fosse bocciata dai sondaggi potrebbe tornare forte il pressing per la candidatura di Manfredi.

E Vincenzo De Luca che farà ora? «Tornerà sindaco di Salerno» dicono in molti. Il governatore uscente è carattere orgoglioso e difficilmente si darà pace senza combattere, in un modo o nell'altro. E il suo endorsement peserà molto sugli aspiranti alla poltrona regionale.

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