Perché è giusto vedere integralmente il video girato nell’ospedale Cardarelli di Napoli
L'orribile video girato ieri, 11 novembre, nel pronto soccorso dell'ospedale Cardarelli di Napoli, in cui si vede un uomo morto, rinvenuto nel bagno, va visto per intero. Sia chiaro: non è per tutti. Dura poco più di un minuto, ma lascia il segno. È girato nell'Obi, Osservazione Breve intensiva, un pre-reparto in cui i malati sostano per essere poi smistati. Si tratta dell'area più critica del Cardarelli, un collo di bottiglia in cui stazionano malati d'ogni tipo e che ben prima del Covid era oggetto di enormi criticità. Oggi, con la pandemia in corso, i percorsi dell'ospedale dovrebbero avere la certezza di separare pazienti sospetti positivi al virus e pazienti affetti da altre patologie.
Nel filmato si sente un uomo che dice, indicando il paziente a terra privo di vita: «Questo… è deceduto! Questo è l'ospedale Cardarelli.. siamo qua al reparto Pronto soccorso eccolo qua ...questo qua (indica un uomo anziano accartocciato su una lettiga ndr.) è in mezzo all'urina e al cibo non sappiamo se è vivo o è se morto …l'altra (indica una lettiga in fondo ndr.) Non sappiamo niente!».
Dunque il filmato choc non parla solo di un morto. Parla di una situazione. La voce di chi ha preso il cellulare per documentare è arrabbiata, indignata: voleva documentare e l'ha fatto. Quel video è stato poi passato via Whatsapp ad un'altra persona che l'ha pubblicato su Facebook (questa almeno è l'ipotesi, sul caso c'è un'indagine della Polizia Postale in corso).
Ora è chiarito anche chi lo ha materialmente girato: è stato un altro malato nella stessa corsia che ha spiegato le circostanze della vicenda.
L'ospedale Cardarelli ha definito «deplorevole» il fatto che il video sia stato diffuso su tutti i canali di informazione. Occorre fare una distinzione: sui social network (che non sono organi di informazione) il filmato è stato in molti casi pubblicato senza oscurare i volti di malati e defunti. La gran parte delle testate giornalistiche invece ha oscurato i volti di tutti, com'è giusto.
Il direttore sanitario dell'ospedale più grande del Mezzogiorno si è preoccupato – legittimamente – del rispetto della privacy di malati e defunti, avviando una indagine interna «per poter accertare tutto e raccogliere informazioni su chi possa avere ripreso il paziente ormai deceduto». Ma il resto? Del resto ci preoccupiamo o no? Nel filmato si vedono cose gravissime: mancano le distanze minime tra pazienti , ci sono sei, sette letti ammassati e malati in condizioni evidentemente critiche lasciati accartocciati su un letto. Ci sono scatoloni del cibo a terra, i malati sono sulle durissime lettighe color blu che chi è stato "ospite" del Cardarelli ben conosce : inadatte assolutamente ad una degenza, dure e scomode, aggiungono sofferenza a sofferenza.
Un uomo anziano, in condizioni evidentemente di serie criticità, parcheggiato sulla lettiga sotto un cartello del reparto: è evidente che non c'erano più posti ed è stato messo lì. Buste di plastica con gli effetti personali a terra, aste per le flebo piazzate un po' ovunque, idem le bombole dell'ossigeno gassoso e liquido.
Ecco perché è giusto vedere, far vedere e da giornalisti diffondere integralmente (pur coprendo i volti) il filmato choc del Cardarelli di Napoli. Perché se qualcuno continua a negare lo stato di sofferenza della sanità campana oggi, a pandemia in corso, è giusto quel minuto di video lo richiami alla realtà con la violenza di una colpa. E gli suggerisca si smettere di mistificarla.
(articolo aggiornato il 12 novembre 2020 ore 16.10)