Viaggio tra gli operai Trasnova licenziati sotto Natale: “Per Stellantis noi siamo solo numeri”
Va avanti ad oltranza il presidio degli operai della Trasnova a Pomigliano d'Arco, provincia di Napoli, proprio accanto allo stabilimento Giovanbattista Vico, quello ex Fiat, poi ex FCA, ed ora Stellantis. Nonostante le temperature polari e le forti piogge di questi giorni, la resistenza degli operai non si piega. La scorsa settimana sono arrivate le 54 lettere di licenziamento per gli operai della sede di Pomigliano, oltre la metà delle 97 arrivate in tutta Italia. L'azienda che nacque da un ramo d'azienda dell'ex Fiat, poi ceduta, vede come principale committente per il trasporto delle auto proprio la Stellantis che ha annunciato che dal 31 dicembre cesserà le sue commesse. Da qui la crisi terribile della Trasnova in cui la maggior parte dei lavoratori viene proprio dalle fabbriche ex Fiat. Con il Natale alle porte per gli operai di Pomigliano il buio è calato nelle loro famiglie e nelle loro vite. Siamo andati al blocco dei cancelli per ascoltare le loro storie.
"Per Stellantis siamo solo numeri di matricola"
Gli operai fanno capannello al presidio permanente, al loro fianco i sindacalisti della Fiom che dal primo giorno hanno sostenuto la vertenza degli operai. Assenti invece gli altri sindacati confederali. Qui arriva la solidarietà da tutta la Regione, dalle tende, alla legna da ardere per stare al caldo, dalle pizze e dal cibo, fino al supporto militante di chi viene qui per far sentire la sua vicinanza e sostegno agli operai della Trasnova.
Pina Paradiso è l'unica donna dello stabilimento Trasnova di Pomigliano, indossa il giubbotto da lavoro giallo, il suo volto ed il suo tono di voce sono un impasto di rabbia e determinazione. "Io sono stata assunta nel 1989 alla Fiat – ci racconta – poi con la cessione di ramo d'azienda sono finita a Trasnova, sono 35 anni che sto qui" ci racconta. La sua è anche una storia nella storia, donna in fabbrica in mezzo a tanti uomini: "Per noi donne non è stato facile in fabbrica, abbiamo avuto tanti problemi, gli uomini non erano abituati ad avere le donne in fabbrica. Ma poi con il tempo ci siamo fatte valere" ed a guardare Pina non c'é alcun dubbio sul ruolo trainante delle donne nelle lotte operaie da queste parti. "Io non mi sono mai sentita Stellantis, per me sono sempre Fiat, anche se lo so che ormai qui stanno andando via. L'obiettivo di Stellantis è quello di scomparire dall'Italia e portare tutto all'estero dove la manodopera costa meno. Le macchine le producono in Serbia, in Polonia, macchine che dovrebbero essere italiane".
Carmine Iovine è in questa azienda da 19 anni, da quando è nata la sua prima figlia. "Qua c'è tanto lavoro, ma Stellantis ha deciso di non rinnovare la commessa e per noi è stato un fulmine a ciel sereno" ci spiega. "Stellantis ci ha mostrato cosa siamo per loro, solo numeri di matricola e basta, non ci sono papà, non ci sono figli, siamo solo numeri di matricola". I prima linea ci sono anche i delegati sindacali della Fiom, come Michele Ruocco, in pianta stabile al presidio giorno e notte. "Noi stiamo bloccando gli ingressi per impedire l'accesso alle merci – ci dice – è un gesto estremo dettato dalla disperazione di persone che non sanno come faranno a pagare il mutuo". Le lettere di licenziamento sono arrivate pochi giorni fa, sono state recapitate ai sindacati e poi stampate e consegnate agli operai ad uno ad uno. "La prima cosa che pensi – ci dice Michele – è come farò ad andare avanti? Come lo pago il mutuo? Un prestito? Come faccio a pagare le utenze ed a portare avanti la famiglia?".
Le lacrime e la rabbia: "Mi nascondo dalle mie figlie per non dargli dolore"
La figlia più piccola di Carmine ha scritto la lettera di Natale al papà. Un gesto comune a tanti bambini in queste settimane, ma per i figli degli operai della Trasnova non ci sono richieste materiali, solo quella di vedere i propri genitori tornare a sorridere. "La più grande ha aiutato la più piccola che ha due anni a scrivere la lettera – ci dice Carmine – mi ha scritto che non vuole nessun regalo, che vuole solo che torno a casa a giocare con lei, come ho sempre fatto". Il crollo emotivo è umano e comprensibile per chi vede messo a repentaglio il proprio futuro e quello dei propri figli. "Il papà viene visto sempre come un supereroe – spiega Carmine – quello più forte, che deve lavorare per primo, ma quando questo terreno su cui cammini ti viene a mancare è la cosa più brutta. Ed allora cerchi un angolo della casa per sfogarti. Io non posso farmi vedere piangere da mia moglie o dalle mie figlie perché gli darei solo altro dolore" ci dice Carmine. Il figlio di Michele invece è più grande: "Ha 19 anni ed ha capito tutto". Difficile provare a nascondere la drammatica realtà ai figli più grandi. Qualcuno, prova a confortare il proprio genitore, come il figlio di Pina. "Ha 30 anni e non riesce a trovare lavoro, mi sta vicino, mi dice mamma ce la farete, cerca di essere ottimista per non vedermi piangere, perché sono stata davvero male".
Il Natale che si avvicina è il momento probabilmente più difficile. "Come fai a comprare un regalo, o un paio di scarpe nuove se sai che tu a gennaio non guadagnerai?" si chiede Pina. "Io quest'anno davvero non so se portò comprare nulla – ci dice Carmine – perché i soldi che ho da parte mi serviranno per sopravvivere per un po' di tempo". Ma al presidio permanente nessuno abbassa la testa, l'umana disperazione non prende il sopravvento sulla determinazione di questi operai. Il piazzale è allagato dalle piogge, sotto le tende si fanno i turni di presidio, fuori accanto al bidone con il fuoco si parla con chi è venuto a dare un supporto. "Fino a che siamo qui dobbiamo combattere per tutti" dice Michele. "Va dato atto al Movimento 5 Stelle di essere stata la forza politica che per prima ha appoggiato la lotta degli operai – spiega – invece nessuno della maggioranza si è fatto vedere, ma ce lo aspettavamo". "La Meloni è latitante – dice Carmine – lo slogan ce lo ricordiamo bene, lei diceva di essere una mamma. Bene io a mia mamma l'ho portata qui al presidio, ed allora come figlio alla Meloni chiedo un aiuto, perché non so più cosa fare".
Dietro ai cancelli, le sbarre di ingresso delle bisarche, i grandi camion che trasportano le auto, restano a mezza altezza. All'interno dello stabilimento si respira aria di dismissione. Poco più in là c'è quel che resta della gloriosa fabbrica della Fiat, oggi Stellantis. Il grattacielo al centro dello stabilimento, quello che è possibile vedere anche da chilometri di distanza, che si vede perfino quando con l'aereo si atterra a Napoli, non ospita più niente della fabbrica. E' stato svenduto, dentro ci sono altre attività, e addirittura un deposito di auto, ma non sono le Panda, ma le auto sequestrate dalle forze dell'ordine che lì sono messe a deposito. L'aria di dismissione che aleggia su l'area industriale di Pomigliano d'Arco si abbina bene con il cielo cupo e pieno di pioggia. L'unica schiarita si vede un po' più in là, dove c'è la Leonardo. Ma lì si producono armi, ed allora è tutta un'altra storia.