Della vicenda di Mario Paciolla, 33 anni, morto in circostanze tutte da chiarire in Colombia, dov'era per un progetto umanitario, colpisce non solo la vita spezzata ma un particolare: tantissime persone conoscevano Mario Paciolla. Sui social, tra gli studenti e gli ex studenti dell'Istituto Orientale, perfino nelle redazioni dei giornali, qualcuno conosceva Mario, la sua storia, i suoi viaggi, le sue passioni. Era un ragazzo che si sapeva far apprezzare, lo dicono tutti coloro la cui vita si è incrociata, per un motivo o per un altro, per tanto tempo o per pochi giorni, con questo giovane dallo sguardo buono, amichevole, tranquillo.
La notizia della sua morte è risuonata forte in una città che si sta riprendendo appena e non del tutto dalle paure del virus e sta pensando non senza timore a settembre e a ciò che verrà. La scomparsa di Mario, l'amico di tutti, quello che sulla pagina Facebook creata per chiedere verità e giustizia viene definito «sempre disponibile per gli altri ed impegnato nella quotidiana missione di aiutare chi ha avuto meno fortuna nella vita» , non è passata inosservata in una città che ormai digerisce tutto senza batter ciglio. Chi da cronista ha potuto seguire negli anni altre vicende di giovani morti in drammatiche circostanze – diversissime l'una dall'altra, non comparabili se non per l'istanza di verità e giustizia – sa che oggi fondamentali sono due cose: la prima è il tempo.
Tenere alta l'attenzione sulla morte di Mario Paciolla è necessario. Tenerla alta con la raccolta di firme, con gli incontri istituzionali, con le assemblee pubbliche all'Asilo Filangieri , con il tam-tam sui social media, con incontri istituzionali locali e nazionali al fine di non smorzare la pressione sulla Colombia. Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale si è detto intenzionato a far di tutto affinché si sappia la verità; i rapporti di Amnesty International sulla Colombia non sono certo rassicuranti. Ma in questi casi basta un attimo, un momento in cui si molla la presa per far passare tutto nel dimenticatoio: molte, troppe volte è accaduto. Tante mamme nel corso dei decenni hanno dovuto intraprendere un cammino lungo e accidentato per sapere qualcosa sui loro figli morti in Italia o all'estero in circostanze dubbie e da chiarire. Ci auguriamo che per Mario non debbano necessari anni prima di arrivare alla verità.