Vende una Ferrari e una Porsche, non le consegna e si compra un bolide da competizione
![Ferrari 488 Pista, interni (immagine di repertorio)](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/30/2025/02/ferrari-488-pista-1200x675.jpg)
Ha venduto due automobili di lusso ma, dopo aver incassato i soldi, dei veicoli nessuna traccia. In compenso, però, ne ha comprato uno per lui: una fuoriserie da competizione capace di passare da 0 a 100 chilometri all'ora in 3.2 secondi e di sfiorare i trecento chilometri all'ora. Vicenda che è costata la misura cautelare per un commerciante di automobili di prestigio di Caivano, in provincia di Napoli, ora sottoposto all'obbligo di firma. Il provvedimento, che arriva al termine delle indagini della Guardia di Finanza, è stato emesso dal gip di Napoli Nord ed è stato eseguito dai militari delle fiamme gialle.
Secondo quanto ricostruito dai finanzieri l'uomo si era fatto consegnare da due clienti un totale di 330mila euro, in varie tranche, che sarebbero dovuti essere il pagamento per le due automobili che aveva venduto loro: una Ferrari 488 Pista e una Porsche 922 Carrera. Due automobili, insomma, di primissimo livello: quella del cavallino rampante monta un motore da 720 cavalli. 50 in più rispetto alla versione "base" della 488, e nemmeno l'auto tedesca ha bisogno di presentazioni coi suoi quasi 400 cavalli. Le due vetture, però, non sono mai arrivate. Da qui la denuncia dei due compratori che, dopo aver inutilmente atteso e ormai non credendo più alle rassicurazioni, si sono rivolti alla Guardia di Finanza.
Ed è qui che è stato accertato un altro particolare. Di quella Porsche e quella Ferrari non è stata effettivamente trovata traccia, ma è emerso che il venditore una vettura di lusso l'aveva comprata. E non era nessuna delle due. L'aveva presa per sé, dalla Germania, e aveva puntato molto in alto: una Porsche modello GT3 RS, veicolo da competizione il cui prezzo di partenza supera i 250mila euro e che monta un motore da 525 cavalli. Il Riesame ha disposto l'obbligo di dimora presso il comune di residenza, confermato dalla Cassazione a cui l'indagato si era rivolto.