Vela celeste, gli sfollati rientrano per l’ultima volta: “Non troviamo case in affitto”
E' stato prorogato di un giorno il termine ultimo per gli abitanti sfollati dalla Vela celeste per prendere i loro effetti personali all'interno delle loro abitazioni. Gli ultimi si sono radunati ai piedi della Vela alle 9 del mattino, in attesa che i vigili del fuoco e la polizia li scortasse all'interno per prendere ancora qualcosa dalle loro vecchie abitazioni. Solo 20 minuti di tempo, un arco temporale che ha fatto arrabbiare i più, considerando che in molti vivono agli ultimi piani (dal decimo al quattordicesimo) e venti minuti sono necessari solo per salire le scale visto che nelle Vele non ci sono ascensori. In fila per prendere le loro ultime cose, gli abitanti hanno salutato le loro vecchie abitazioni, mentre proprio di fronte, con almeno 1 anno di ritardo, camion e ruspe iniziano i lavori di spiano per la costruzione dei primi nuovi alloggi del progetto "Restart Scampia".
"Non troviamo case in affitto, dobbiamo arrangiarci"
Tutti gli aventi diritto ai nuovi alloggi hanno fatto la domanda per il sussidio del Comune, la "soluzione" dell'amministrazione Manfredi alla tragedia della Vela celeste. Tutti fuori dalle abitazioni, in ottemperanza all'ordinanza di sgombero, ed in cambio il Comune, che non ha case disponibili per ospitare le centinaia di nuclei familiari presenti nella Vela celeste, ha erogato un sussidio dai 400 fino alle oltre 1.000 euro al mese (a seconda della composizione del nucleo familiare) per gli sfollati. Solo che il passaggio ulteriore, cioè la ricerca della disponibilità di un'abitazione, per una popolazione fatta principalmente di disoccupati e lavoratori a nero, quindi non in grado di fornire garanzie ai padroni di casa che dovrebbero affittare le loro abitazioni, non ha visto nessun supporto da parte dell'amministrazione comunale. Dato il sussidio, il Comune di Napoli ritiene di aver esaurito il suo ruolo. Il risultato è che ad oggi in pochissimi hanno trovato una sistemazione autonoma. "Io sto da mia suocera per il momento, perché ad agosto non riusciamo ad accedere a niente – ci dice la signora Pina che attende in fila il suo turno per salire in casa propria – speriamo che a settembre riusciamo a mettere tutto a posto". Intanto oggi vedrà per l'ultima volta la sua vecchia casa: "Sono 15 anni che sto qua – ci dice – purtroppo è andata così, io sono in graduatoria quindi mi aspetto che quando costruiranno le nuove case io avrò la mia. Se non me la danno dovrò prendere altri provvedimenti". Difficile non legare le sorti di queste persone alle possibili tensioni sociali che andranno ad aggravare l'emergenza abitativa già ai massimi livelli nella città di Napoli, con possibilità di nuove occupazioni. "Io non credo a niente – ci dice Paolo, mentre aspetta che la gru dei vigili del fuoco lo faccia salire sul cestello per farlo entrare a casa sua dalla finestra – lo Stato a noi ci ha sempre azzerato, non hanno mai fatto niente. Sono sincero, non credo a niente e non mi aspetto niente". Nel cantiere di fronte alla Vela celeste che dovrebbe vedere il sorgere dei nuovi alloggi, finalmente si vedono camion e ruspe al lavoro. "Io non ci credo che ci fanno le case nuove, forse gli altri ci credono, ma io non ci credo, non hanno mai fatto niente per noi". Anche a lui chiediamo se con il sussidio del Comune di Napoli ha trovato una casa in affitto: "Zero, un po' sto da mio figlio, un po' da mio cognato, ci arrangiamo, si fa così".
Un problema sociale pronto ad esplodere
Quello che preoccupa in vista del mese di settembre è proprio la possibilità che gli sfollati della Vela celeste riescano a fornire le garanzie opportune ai proprietari di casa per poter ottenere un contratto di affitto. Si tratta di famiglie multiproblematiche in cui disoccupazione e fragilità sono le caratteristiche ricorrenti, ed è davvero difficile immaginare che tutti riescano a trovare una soluzione abitativa strutturale per il tempo necessario, almeno un anno e mezzo, per la costruzione dei primi nuovi alloggi che, in ogni caso, non saranno per tutti. Il sussidio del Comune è garantito fino al 2025 al momento, ma è possibile che la misura possa anche allungarsi. Ma le incertezze non sono tanto sulla copertura economica, si tratta in fondo di una paio di milioni di euro, ma sulla fattibilità concreta dell'operazione. "Sappiamo che è difficile trovare casa – ci spiega Nicola Nardella, presidente della Municipalità 8 – questa tragedia ci ha messo davanti ad una riflessione. Si tratta di nuclei familiari multiproblematici che disegnano uno scenario di povertà radicale, e davanti a questo dobbiamo ripensare il sistema di tutele sociali". Insomma anche alle istituzioni è chiaro che così com'è il piano è di difficile attuazione. "C'è bisogno che il Comune di Napoli avvii una manifestazione d'interesse per dotarsi di case ad uno sociale a canone concordato, questa è un'urgenza – spiega il presidente della Municipalità – ed insieme a questo dobbiamo ripensare le politiche sociali intorno a queste persone. Questo non è un problema solo di Scampia, sono sicuro che in altre zone ci sono situazioni simili, qui abbiamo la fusione dell'emergenza abitativa con l'emergenza sociale, lavorativa e diversi tipi di fragilità, questa tragedia immane ci deve dare l'opportunità di ripensare le politiche sociali in città".
Intanto sulla facciata della Vela celeste gli appartamenti ormai abbandonati sono stati riempiti di scritte con le bombolette spray. Sui balconi sono ben visibili, si va dai romantici "Vela celeste x sempre" o "Resterai sempre la mia casa", fino ad attacchi alla politica ed allo Stato in generale. Un effetto visivo sicuramente difficile da ignorare.