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Vasco Rossi racconta perché Salerno è così importante per la sua vita da artista

Il “Komandante” spiega il suo entusiasmo nei concerti a Salerno e Cava dei Tirreni, raccontando una storia di fine anni Settanta: doveva partire per fare il militare…
A cura di Redazione Napoli
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La storia tra Vasco Rossi, Salerno e la sua provincia sa di palazzetti, di concerti interminabili da stadio, di decenni on stage a suon di rock. La sfida tra il Komandante a Salerno e Tiziano Ferro a Napoli non esiste, ci sono persone che hanno deciso di andare a vedere entrambi e passare dal pop al rock, da una storia all'altra, da un "ricominciamo" allo stadio Maradona a un "ben ritrovati" all'Arechi. È così che il Blasco esordisce: «Benarrivati, ben ritrovati, questa sera portiamo un po' di gioia a questa città meravigliosa, la più bella del del mondo, Salerno».  E poi sui social spiega il perché dell'entusiasmo che affonda le radici nella sua storia d'artista: «Godi Salerno! Chiudo qui nella città che quando chiama ..mi trova sempre pronto a partire».

Per capire perché è così importante basta andare sulla pagina Facebook del "Kom" e recuperare un articolo scritto di suo pugno e pubblicato da Il Mattino. È una storia di quasi cinquant'anni fa:

Era il 1978. Avevo 26 anni e il mio primo disco “Ma cosa vuoi che sia una canzone” era fuori. La mia avventura di cantautore (in mezzo a tanti cantautori all’epoca) stava cominciando.

Ci tenevo parecchio, non potevo permettermi degli intralci tra me e il mio sogno di diventare una rockstar. A quel tempo, però, il servizio militare era obbligatorio, potevi giusto rinviarlo per motivi di studio ma prima o poi dovevi andarci. E io che ero stato iscritto all’università, lo avevo già protratto al massimo.
Mi arrivò dunque la fatidica “cartolina”, la chiamata alle armi. Un’esperienza che mi ispirò la canzone «non siamo mica gli americani..che loro sparano agli indiani».

Mi arruolarono nell’89 battaglione e mi spedirono qui, a Salerno. Sul fronte per quello che ho da fare, faccio il militare, a 18 anni avevo fatto domanda per andare nei paracadutisti e, essendo perfettamente sano mi avevano preso. Ero un anarchico individualiste volevo misurare la mia capacità di autocontrollo e autodisciplina. Ma a 26 anni era cambiato tutto, ero partito per la mia avventura artistica, passava un treno che non potevo perdere.

Non ero fatto per la naja. Furono clementi, mi diedero il foglio di rientro per casa. Con i capelli corti però.

Tutto questo a Salerno, in questa città a cui sono affettivamente legato da allora per questo, mi ha ridato la libertà, e tanto altro. Quand’eravamo giovani, belli e stupidi..
Da Salerno a Cava de' Tirreni, che storia quel concerto, memorabile, oltre settantamila persone giù di testa, la mia prima conquista della Campania, con l’ organizzazione del mitico Franco Troiano. Da Salerno a Napoli, Stadio San Paolo, era off limits ai concerti, e l’ho riaperto io. Con la benedizione dei miei amici Maradona e Pino Daniele.

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