Vaccini Covid Campania, ripartono le prime iniezioni per anziani ultra 80enni
Ripartono in Campania le prime dosi di vaccino anti-Covid 19 per anziani ultra 80enni sospese a metà della scorsa settimana a causa dei ritardi nelle consegne. Questa mattina sono arrivate 46mila dosi di vaccino Pfizer, attualmente la tipologia di vaccino somministrata agli anziani. Le prime iniezioni, quindi, ripartiranno probabilmente mercoledì al Vaccine Center della Mostra d'Oltremare. La scorsa settimana, infatti, a causa dello stop alle forniture dell'azienda americana si era deciso di completare solo le seconde dosi, dopo i 21 giorni dalla prima, necessarie per l'immunizzazione dal Coronavirus. Partita intanto la sperimentazione a Monza del vaccino italiano, che vede coinvolto anche l'Istituto Pascale di Napoli.
In Campania somministrate circa 400mila dosi
In Campania, secondo i dati della Regione, sono state somministrate fino ad oggi, 1 marzo 2021, 394.785 dosi di vaccino anti-Covi19, su 473.215 consegnate (pari all'83,43%). Di queste, le prime dosi sono 279.449, mentre le seconde dosi sono 115.335. Le vaccinazioni giornaliere sono 2.825, di cui 1.444 prime dosi e 1.381 seconde dosi. La provincia più vaccinata è quella di Napoli con 203.762 somministrazioni (43,06%), seguita da Caserta 68.271 (14,43%), Salerno 68.271 (14,43%), Avellino 28.028 (5,92%) e Benevento 26.423 (5,58%).
Allarme per la variante inglese
Continua a preoccupare però il diffondersi delle varianti Covid19, in particolare di quella inglese, a seguito del cui emergere il governatore Vincenzo De Luca ha ordinato la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, a partire da oggi, fino al 14 marzo. Chiusura confermata anche dal Tar Campania che ha respinto oggi il ricorso dei comitati No DaD. Sulla variante inglese, ha precisato l'infettivologo del Cardarelli, Alessandro Perrella, membro dell'Unità di Crisi della Campania, al TgR Campania, “i dati sono in linea al trend registrato fino ad adesso. Anche se su tutto il territorio nazionale si registra un incremento della variante inglese, ma quanto impatterà sulla tipologia di manifestazioni cliniche e quindi sulla necessità di ricovero non lo sappiamo ancora. Da studi scientifici, sappiamo però che la variante inglese non sembrerebbe determinare una malattia più grave di quella vista fino ad oggi. È comprovato, invece, che la variante inglese ha una maggiore diffusività nella popolazione. Per questo migliorare il rispetto delle regole del distanziamento sociale e usare i Dpi, come le mascherine, è ancora più fondamentale”.