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Va ai domiciliari il boss Montescuro, il “paciere” della camorra

Scarcerato il boss 88enne: la detenzione sostituita coi domiciliari per motivi di età e di salute.
A cura di Nico Falco
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Carmine Montescuro
Carmine Montescuro

Il Tribunale di Sorveglianza di Napoli ha disposto il differimento della pena, con il carcere sostituito dagli arresti domiciliari, per Carmine Montescuro, 88 anni, boss di Sant'Erasmo e considerato dagli inquirenti "vecchio saggio" della camorra, per decenni paciere tra i clan del centro di Napoli; l'uomo ha lasciato ieri sera il carcere di Secondigliano.

Montescuro era stato già scarcerato nel novembre 2019, ma due anni dopo, nel novembre 2021, era tornato in carcere perché aveva violato gli arresti domiciliari. Era stato arrestato insieme ad altre 22 persone il 24 ottobre 2019 in un blitz coordinato dalla Dda ed eseguito dalla Squadra Mobile di Napoli nella zona del porto. Le indagini che avevano portato all'arresto avevano dimostrato il ruolo centrale di Montescuro negli equilibri di camorra, tanto da ritenerlo un mediatore e paciere delle controversie che potevano sorgere tra i vari gruppi criminali.

Operazione Piccola Svizzera: 22 arresti nei clan del Porto di Napoli

In particolare Zi' Menuzz, ritengono gli inquirenti, aveva avuto un ruolo fondamentale per la divisione tra i clan degli affari criminali che giravano intorno al Porto di Napoli. Era riuscito a mantenere il suo potere anche grazie alla neutralità e al basso profilo; non aveva mai voluto espandere la sua area di influenza, area cuscinetto tra le cosche, facendone una "Piccola Svizzera" della camorra napoletana, particolarità che aveva dato il nome all'operazione della Squadra Mobile.

Il boss Montescuro ai domiciliari: motivi di età e di salute

La decisione degli arresti domiciliari per Montescuro, difeso dagli avvocati Enrico Di Finizio e Massimo Vetrano, arriva per motivi di età e di salute: l'uomo soffre di diverse patologie, è diabetico ed afflitto da gravi problemi di udito e di vista. L'88enne sta scontando una pena (non definitiva) a oltre 15 anni di carcere per associazione mafiosa e per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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