Usura ed estorsione ad un parente: assolta nipote di Pupetta Maresca, prima donna boss di camorra
Non usura ed estorsione, ma "esercizio arbitrario delle proprie ragioni": Arianna Parmentola, nipote di Pupetta Maresca, e suo figlio, Antonio Amendola, sono stati assolti dalla terza sezione penale della Corte di Appello di Napoli, che contestualmente ha riformato la sentenza del gup di Torre Annunziata riqualificando il reato con conseguente riduzione della pena.
La donna, figlia di una sorella della prima donna boss di camorra (deceduta nel 2021), e suo figlio erano stati arrestati con l'accusa di usura ed estorsione: secondo gli inquirenti avevano cercato di estorcere con la forza e con l'uso di una pistola una somma di denaro ad un parente, genero di Parmentola, in virtù di un debito che l'uomo avrebbe contratto con la coppia a tassi usurari; ad Antonio Amendola era stato contestato anche il tentato omicidio. I due si erano appellati al Tribunale del Riesame, che aveva ritenuto insussistente il reato di usura; lo stesso aveva fatto la Cassazione, successivamente, con quello di estorsione.
Al termine del processo di primo grado, però, nello scorso gennaio il gup di Torre Annunziata aveva condannato madre e figlio rispettivamente a 3 anni e 2 mesi e a 7 anni e 4 mesi di reclusione. Gli imputati avevano quindi fatto ricorso alla Corte di Appello di Napoli, che ha assolto entrambi (il figlio difeso dall'avvocato Raffaele Chiummariello) dall'accusa di usura ed estorsione "perché il fatto non sussiste" e ha riqualificato il reato di tentato omicidio, che veniva contestato soltanto ad Amendola, con quello di "esercizio arbitrario delle proprie ragioni". Madre e figlio sono stati però entrambi ritenuto responsabili di quest'ultimo reato, motivo per cui le pene sono state rideterminate in un anno per la Parmentola e 5 anni e 8 mesi per Amendola.