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Uno scheletro e un piccolo scrigno riemergono quasi intatti dagli scavi di Ercolano

Negli Scavi Archeologici di Ercolano è riemerso lo scheletro quasi intatto di un fuggiasco e una borsa con i suoi averi, tra cui un piccolo scrigno di legno.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Lo scheletro dell'uomo morto durante l'eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo.
Lo scheletro dell'uomo morto durante l'eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo.

Aveva provato a scappare, come centinaia di altre persone, durante l'eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo che distrusse Ercolano: ma finì solo con l'essere una delle tante vittime della furia degli elementi. A distanza di quasi duemila anni, il suo scheletro è riemerso lungo quella che era l'antica spiaggia di Ercolano, e restituisce tantissime informazioni utili a fare chiarezza sulla catastrofe che spazzò via la romana Herculaneum, che secondo gli storici greci era stata fondata mezzo millennio prima di Roma: era il 1243 avanti Cristo secondo Dionigi di Alicarnasso, e la data coincide con quella della storica Ἡράκλεια (Eracleia) greca.

L'uomo era un 40enne travolto da un flusso piroclastico

Lo scheletro quasi intatto e soprattutto una borsa con i suoi beni: tutto materiale che verrà analizzato per cercare di dare una precisa identità all'uomo, una delle tante vittime dell'eruzione. Al momento, si sa solo che si tratta di un uomo tra i 40 e i 45 anni, e non è escluso che potesse essere uno dei soldati romani intervenuti per salvare la popolazione. Si tratta di una supposizione basata su alcuni elementi: il corpo non si trovava infatti sotto i fornici dove centinaia di persone cercarono riparo in attesa che le navi guidate da Plinio il Vecchio accorso da Capo Miseno le traessero in salvo.

Lo scheletro quasi in perfetto stato

Si trovava invece in posizione supina: pancia e volto all'insù, guardando verso la città. Forse un'esplosione, forse giratosi per guardare quanto margine avesse di vantaggio sull'eruzione. Fatto sta che si trovava in quel momento o sul bagnasciuga oppure sulla parte alta della città che era sprofondata sulla spiaggia: lo dimostrano i resti di pareti, mobili, e quant'altro che il flusso piroclastico aveva scagliato nel mare, forse assieme a lui. Le altissime temperature del flusso, nel momento in cui lo raggiunsero, provocarono l'immediata evaporazione dei tessuti, mentre lo scheletro divenne "fossilizzato" nella massa di cenere, gas e detriti che lo avevano raggiunto.

Il mistero della borsa e dello scrigno

Ma a tenere banco è la sua borsa: in molti che avevano provato a salvare i propri beni erano stati finora ritrovati in casa, sorpresi o quasi dall'eruzione. L'uomo ribattezzato "l'ultimo fuggiasco" sembra invece essere tornato quasi indietro a prendere qualcosa: un piccolo mistero che forse è racchiuso nel piccolo contenitore di legno che si è conservato nella borsa, e che è stato prelevato con il pezzo di terra nel quale è imprigionato da quasi duemila anni e che forse potrebbe racchiudere la chiava del piccolo mistero e forse aiutare ad identificare l'uomo: se fosse stato cioè un patrizio, un senatore, un soldato, o uno dei tanti cittadini romani, liberti e schiavi che morirono nell'eruzione.

Sirano: "Da Ercolano arrivano sempre scoperte meravigliose"

"Si tratta di una nuova tessera del mosaico di informazioni che rendono Ercolano unica nel mondo antico: un luogo che trasmette istantanee dal passato anche dagli angoli più impensabili", ha commentato il direttore del Parco Archeologico di Ercolano Francesco Sirano, "Da Ercolano provengono negli anni recenti reperti di assoluto valore artistico come la testa di Amazzone dalla Basilica Noniana e gli elementi del cassettonato in legno della casa del Rilievo di Telefo, che conservano il colore originario. Ma questo stesso luogo ha restituito anche elementi della cultura materiale umili, come i 700 e più contenitori con sedimenti dal collettore fognario della Palestra, ma in grado di illuminare aspetti inediti della vita quotidiana: dagli scarti delle cucine alla dieta e alle prelibatezze amate dagli antichi ercolanesi e persino offrono informazioni sulle infezioni che affliggevano gli abitanti del caseggiato".

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