Correva l'anno 1973 e a Napoli il colera più che vittime (furono 24, in tutto) sollevava una paura ancestrale: quella di finire intrappolati in un problema che non ha soluzioni immediate. Questa foto in bianco e nero – oggi custodita dall'archivio Carbone – fu stata scattata in piazza Municipio (il palazzo della banca all'angolo con via Verdi è rimasto pressoché identico). Ritrae cittadini napoletani, mentre manifestano sotto la sede del Comune di Napoli la necessità di un vaccino per tutti contro il colera. Già, perché all'epoca il problema era proprio quello: la scarsità di fiale. «Diecimila fiale in tutta la città», titola uno dei giornali dell'epoca.
Arriviamo ad oggi. Anno 2021, sono passati 48 anni, quasi mezzo secolo. L'epidemia di colera è storia lontana, da archivio fotografico o da giornali in Emeroteca Tucci.
Oggi abbiamo una pandemia da Nuovo Coronavirus. La pandemia di Covid-19 è ben più grave (perché rapida, su scala globale, non circoscritta) dell'epidemia di colera. Nel giro di un anno sono stati realizzati non uno, ma almeno quattro vaccini validi.
Eppure qualcuno si sente in diritto di manifestare contro il vaccino (abbiamo avuto la protesta no-vax qualche settimana fa) e contro il documento che attesta l'avvenuta vaccinazione, il cosiddetto green pass.
Ironia delle sorte entrambe le manifestazioni a Napoli si sono tenute sotto la statua di Dante Alighieri, uno che ha scritto «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza».
Ci vorrebbe una macchina del tempo capace di tornare indietro al '73 a raccontare a quelle mamme in piazza Municipio coi cartelli che mezzo secolo dopo ci sarebbe stato chi invece sarebbe sceso in piazza sì, ma per rifiutare il vaccino. Chissà cosa avrebbero pensato di noi.