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Umberto Cervo racconta la sua storia da intagliatore del legno: “Uno degli ultimi a Napoli”

Umberto Cervo, 81 anni, barba bianca e folta, è uno degli ultimi intagliatori rimasti a Napoli. Questo scultore del legno d’altri tempi ci accoglie nella sua bottega, in via Costantinopoli, che ricorda con nostalgia come “la strada degli artigiani e degli antiquari”: è in questi pochi metri quadri, intrisi di sudore e passione, che ci racconta la sua storia.
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Umberto Cervo / foto Fanpage.it
Umberto Cervo / foto Fanpage.it

Cornici e mobili, piccole sculture, pittoreschi oggetti d’arredamento: tutto in legno, tutto realizzato da Umberto Cervo, uno degli ultimi intagliatori rimasti a Napoli. Ottantuno anni, barba bianca e folta, impugna martelli e sgorbie (attrezzi per scolpire, ndr.) da quando era un ragazzino. Le mura dove ci accoglie, quelle della sua bottega in via Costantinopoli, poco distante piazza Bellini, sono le stesse dove ha imparato il mestiere: «Qui, lavorava il mio maestro – racconta – mio nonno gli chiese di prendermi con lui, come apprendista. Era uno degli artigiani più apprezzati in città». Umberto ci parla del suo mentore e di quegli anni: «Mi ha insegnato tutto – dice – Dopo il lavoro, mi mandava a frequentare i corsi liberi all’Accademia di Belle Arti. Intaglio, restauro, modellato, storia dell’arte e tanto disegno. Senza dimenticare le domeniche passate in giro per i musei!».

La bottega di Umberto Cervo / foto Fanpage.it
La bottega di Umberto Cervo / foto Fanpage.it

Nella sua lunga carriera, Cervo ha rimesso a nuovo opere nelle chiese di mezza Napoli e ha ricevuto anche tante commissioni da privati. Busti, miniature, mobili d’arredo casalingo e sacro, statue realizzate da zero: «Lavori tutti diversi tra loro, legati a stili differenti – spiega l’artigiano – Ho un “libro dei Santi” a cui faccio riferimento, ma a volte non basta». E continua, mentre ci mostra foto di vecchi restauri: «Una volta, mi hanno portato un frate senza braccia. Dopo varie ricerche, ho capito che era San Pasquale. Sono andato in una chiesa di Chiaia, dov’è raffigurato su un bassorilievo, e ho un po’ “copiato” la posizione degli arti».

La bottega di Umberto / foto Fanpage.it
La bottega di Umberto / foto Fanpage.it

Qualche anno fa, Cervo ha tenuto un corso di intaglio e restauro all’Università Suor Orsola Benincasa. Ricorda con affetto i suoi studenti: «Li ho fatti lavorare duro – ci dice – gli strumenti che uso sono pesanti, soprattutto per le ragazze, ma non è stato un problema. Tutti hanno risposto con un entusiasmo incredibile». Umberto ha trovato un altro allievo in suo figlio, Giacomo, di professione architetto: «Ha una fantasia fuori dal comune, disegna al computer ciò che poi realizza – spiega – Poltrone e sedute varie, ma anche portapenne e lampade. Tutto in legno».

Oggi, nonostante questi esempi positivi, Umberto crede che un mestiere antico come il suo stenti a sopravvivere: «I giovani sono poco attratti dal fare gli intagliatori, come dalla produzione artistica del passato – commenta amaro – e quella attuale verte su altro». E conclude : «Pensiamo a cosa ci hanno lasciato il Settecento e l’Ottocento – dice – e poi guardiamo ai musei di oggi. Quella moderna, io non la chiamerei più “arte”».

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