Ucciso per un parcheggio, definitive le condanne a 23 anni per gli assassini di Maurizio Cerrato
Sono diventate definitive le quattro condanne a 23 anni di carcere per l'omicidio di Maurizio Cerrato, l'ex custode degli Scavi di Pompei ucciso davanti alla figlia ventenne quattro anni fa a Torre Annunziata (Napoli) dopo una lite innescata per un parcheggio. La Corte di Cassazione ha respinto i ricorsi presentati da Francesco e Antonio Cirillo, padre e figlio, e dai fratelli Giorgio e Domenico Scaramella, già condannati in primo e secondo grado.
Dalle indagini, condotte dai carabinieri sotto il coordinamento della Procura di Torre Annunziata, emerse che Cerrato fu assassinato per ritorsione, dopo che la figlia aveva lasciato l'automobile in un tratto di strada che veniva costantemente occupato con sedie e altro da una famiglia che così si garantiva una sorta di parcheggio privato sul suolo pubblico; una abitudine che andava avanti da anni: nelle immagini ricavate da Google Maps mostrano che in quel punto venivano messe sedie da almeno 12 anni.
Nel ricostruire quei tragici momenti, anche sulla scorta del racconto della figlia della vittima, Maria Adriana Cerrato, la Procura di Torre Annunziata aveva parlato di "una vera e propria spedizione punitiva": i quattro avevano colpito Maurizio Cerrato con un cric al volto e poi, mentre lo tenevano fermo, Antonio Cirillo aveva sferrato la coltellata fatale al petto.
I quattro erano finiti in manette il 23 aprile, quattro giorni dopo l'omicidio, destinatari di un provvedimento di fermo eseguito dai carabinieri. Nell'aprile 2023, la sentenza di primo grado: 23 anni di carcere. Pena che è stata confermata dalla sentenza della Corte di Assise di Appello di Napoli poco più di un anno dopo, nel giugno 2024. E che è diventata definitiva ora con la pronuncia della Cassazione, che ha respinto i ricorsi.