Ucciso davanti alla compagna incinta a Ponticelli: in azione un killer solitario, trovata l’auto
Ad uccidere Carmine D'Onofrio, trucidato nella notte tra il 5 e il 6 ottobre davanti a casa sua a Ponticelli, Napoli Est, sarebbe stato un killer solitario; sarebbe arrivato da solo, avrebbe aspettato che il ragazzo uscisse dall'automobile dopo aver parcheggiato e gli avrebbe sparato contro 7 proiettili, tutti andati a segno, mentre la compagna era a pochi metri. In queste ore sono in corso accertamenti su un'automobile, un suv, che è stata ritrovata nelle ore successive al delitto: abbandonata in strada e risultata rubata, con tutta probabilità sarebbe quella utilizzata dal sicario.
Ucciso davanti alla compagnia incinta: ha agito un killer solitario
Le indagini sono affidate ai carabinieri, che stanno cercando di fare luce sulle frequentazioni di D'Onofrio alla ricerca di un possibile movente. Di certo, il ragazzo non credeva di essere nel mirino: lo testimonia il fatto che in piena notte (è rincasato intorno alle 2 del mattino) era in giro con la fidanzata incinta di otto mesi.
Il 23enne era figlio illegittimo di Giuseppe De Luca Bossa, fratello del boss ergastolano Antonio De Luca Bossa; di recente era stato controllato dalle forze dell'ordine in compagnia del cugino, Emmanuele De Luca Bossa (scarcerato tra febbraio e marzo 2020), figlio di Tonino ‘o Sicco, ma non risulta inquadrato nel clan ed era incensurato.
A Ponticelli la faida tra i De Micco e i De Luca Bossa
Carmine D'Onofrio, questa una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti, potrebbe essere stato ucciso per una vendetta trasversale, da collocare nella faida che vede contrapposti i De Luca Bossa e i De Micco, ovvero i "Bodo". E potrebbe essere una risposta all'intimidazione della settimana scorsa, quando una bomba era esplosa davanti all'abitazione di Marco De Micco, lo scoppio aveva mandato in frantumi i vetri di un appartamento ai primi piani ferendo una donna e il figlio di 14 anni.
Poche ore prima dell'agguato, una sentenza della Corte d'Assise di Napoli aveva cancellato il carcere a vita per Salvatore De Micco, fratello del Bodo, e per Gennaro Volpicelli, alla sbarra (e condannati in primo grado all'ergastolo) per il duplice omicidio del 2013 nel rione Conocal, quando vennero uccisi Gennaro Castaldi, ritenuto vicino ai D'Amico, e Antonio Minichini, estraneo alle dinamiche di camorra e figlio di Anna De Luca Bossa e del boss Ciro Minichini.