Ucciso dal clan per evitare che si pentisse: ergastolo a Marco Di Lauro e 3 affiliati
Ciro Maisto, affiliato al clan Di Lauro, aveva più volte messo in discussione le leadership del gruppo criminale, arrivando a minacciare di lasciare la cosca e anche di diventare collaboratore di giustizia. Un comportamento che lo aveva fatto considerare inaffidabile e che aveva portato alla sua condanna a morte: attirato in trappola dagli affiliati al suo stesso clan, fu ucciso con nove colpi di pistola, otto dei quali alla testa. È il retroscena dell'omicidio, avvenuto il 6 agosto 2008 e ricostruito dagli inquirenti, che oggi ha portato alla condanna all'ergastolo per Marco Di Lauro, Pasquale Spinelli, Nunzio Talotti e Gennaro Vizzaccaro.
Per gli inquirenti a decidere quell'agguato era stato Marco Di Lauro, alias F4, ovvero il quarto figlio del capoclan Paolo "Ciruzzo il Milionario"; il 41enne è stato condannato come mandante. Spinelli è stato individuato come colui che tese la trappola alla vittima, attirandola nel luogo dell'omicidio, una villa di Secondigliano nei pressi del cosiddetto "Terzo Mondo", il Rione dei Fiori, feudo dei Di Lauro. Talotti, ritenuto vicinissimo a Marco Di Lauro (che all'epoca era latitante da circa 4 anni), è stato individuato come la persona incaricata di coordinare ed eseguire gli ordini di F4. Vizzaccaro, infine, è stato condannato come esecutore materiale: avrebbe materialmente esploso i 9 colpi calibro 357 magnum verso Maisto, insieme ad Antonello Faiello, nel frattempo deceduto.
La sentenza è stata emessa dal gup di Napoli Maria Laura Ciollaro. Il giudice ha totalmente accolto le richieste avanzate dal pm Maurizio De Marco al termine della requisitoria e ha ritenuto di non tenere conto della cosiddetta "dissociazione" a cui si erano appellati gli avvocati difensori degli imputati.