Uccisi a Ercolano, la moglie di Palumbo: “Deve pagare, chiedo scusa alle famiglie delle vittime”
"Mio marito ha sbagliato e deve pagare, davanti alla giustizia e davanti a Dio. Chiedo scusa anche a nome di mia figlia alle famiglia delle vittime". Maria Rosaria D'Antonio, la moglie di Vincenzo Palumbo, è scoppiata in lacrime davanti alle telecamere mentre chiede perdono alle famiglie di Giuseppe Fusella e Tullio Pagliaro, i due giovani uccisi ad Ercolano dal marito che li aveva scambiati per ladri. Undici i colpi sparati dal 53enne originario di Volla, cinque dei quali a segno: due quelli che hanno colpito Giuseppe e Tullio, feriti in maniera mortale e morti poco dopo. Vincenzo Palumbo rischia l'ergastolo: deve rispondere di duplice omicidio volontario pluriaggravato.
"Non sapevo cosa fosse successo"
"Stavo dormendo e ho sentito il colpo", ha raccontato Maria Rosaria D'Antonio intervistata da Quarto Grado, "All'improvviso ho visto tutte le luci accese e mio marito che mi diceva "ci sono di nuovo i ladri che vogliono rubare". Poi ha cercato il telefono, mi ha detto che doveva chiamare i carabinieri. Questo mi ha detto e questo vi dico. E poi da quel momento non ho più avuto modo di parlare con lui". La donna ha ribadito di non essersi accorta di nulla, e che quando si è affacciata dal balcone ha visto solo l'auto con i fari accesi, ma non di aver capito cosa fosse accaduto. Solo con l'arrivo dei carabinieri, che le hanno detto ci fossero due ragazzi morti in macchina, ha capito la gravità della situazione.
"Le armi? Solo per andare a caccia o a tiro al piattello"
Nulla lasciava presagire la tragedia: Vincenzo, ricorda la moglie, la sera prima era tranquillo, avevano cenato e scherzato normalmente a tavola. E rigetta la tesi di un marito "irascibile" e propenso all'uso delle armi. "Mio marito le custodiva nella valigetta, o in cassaforte. Non certo in casa, non ha mai girato con un'arma in casa: le prendeva solo quando andava a fare tiro al piattello o a caccia. Ma in casa mai, né è mai uscito fuori con le armi in mano". Alcuni vicini hanno ricordato, come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, alcuni episodi controversi: come quando avrebbe tentato di allontanare in malo modo alcuni operai dell'Enel giunti fuori casa per riparare una centralina, oppure di quando avrebbe allontanato alcuni ciclisti con in mano un fucile da caccia solo perché si erano avvicinati "troppo" alla sua abitazione. "A me queste cose non risultano", spiega ancora la donna, "anche perché mio marito con il mestiere che fa resta pochissimo a casa. Esce la mattina presto: a volte alle 2, altre alle 3, o alle 4.. a volte invece non rientra neppure. Quel giorno aveva la sveglia alle 3.30 di notte per andare a lavoro".
"Chiedo perdono, ma non posso abbandonarlo"
"Chiedo perdono alle famiglie, non lo doveva fare quello che ha fatto, deve pagare. Davanti alla giustizia e davanti a Dio", ha proseguito ancora la donna, che poi ha chiesto ancora una volta perdono, "anche a nome di mia figlia. Sono una madre, so cosa vuol dire avere un figlio e sapere che non tornerà più". E alla domanda se avesse intenzione di abbandonare il marito dopo quello che ha fatto, Maria Rosaria D'Antonio è categorica. "No. Deve pagare, per quello che ha fatto, ma io di abbandonarlo no, non me la sento. Chiedo ancora perdono alle famiglie ma non posso abbandonare mio marito".