Uccisa dal fratello perché fidanzata con uomo trans: “Era infetta, volevo darle una lezione”
Inseguita dal fratello in motocicletta, perché fidanzata con un uomo trans: così è morta Maria Paola Gaglione, la diciottenne di Caivano, rimasta uccisa venerdì scorso in un incidente. Era a bordo di un mezzo anche lei assieme al compagno, Ciro, un uomo trans con il quale era fidanzata da qualche tempo, tanto da decidere di andare a vivere assieme ad Acerra. E proprio là si stavano recando quando il fratello di lei li avrebbe inseguiti. Non è chiaro se li abbia speronati, o se il motorino sia caduto forse per distanziarlo. Fatto sta che l'impatto con il suolo è stato violentissimo: Maria Paola è morta sul colpo, il compagno è finito in ospedale per le ferite subite, ma non è in pericolo di vita.
"Volevo solo darle una lezione, non ucciderla"
Il fratello di Maria Paola Gaglione, fermato nelle scorse ore, avrebbe già ammesso le proprie responsabilità ai carabinieri. Per lui, l'accusa iniziale è quella di morte in conseguenza di altro reato e violenza privata, ma non è escluso che nelle prossime ore gli inquirenti non possano mutarla in omicidio preterintenzionale. "Non volevo ucciderla, ma solamente darle una lezione", avrebbe detto agli inquirenti durante l'interrogatorio, aggiungendo che secondo lui la sorella sarebbe stata "infettata" dal compagno.
Don Maurizio Patriciello: "Sapevo della scelta di Ciro"
Rabbia e dolore nella comunità di Caivano, il paese dove vive la famiglia di Maria Paola. Tra questi, anche Don Maurizio Patriciello, il parroco noto per le sue battaglie per la legalità e contro la Terra dei Fuochi, che esercita proprio al Parco Verde di Caivano e che conosceva sia i protagonisti di questa vicenda, sia le rispettive famiglie. "Ho battezzato lei e il fratello, quest'ultimo l'ho anche sposato qualche anno fa", ha spiegato don Maurizio, "e di certo non era preparato culturalmente a vivere la relazione della sorella con un'altra donna. Non sapevo della loro relazione", ha aggiunto, "ma conoscevo la scelta di Ciro, che rispetto. Per loro non sarà stato facile, ancora oggi queste persone fanno fatica a farsi accettare".
"Serve una legge seria contro l'omotransfobia"
Anche il mondo dell'associazionismo LGBT è sconvolto dalla vicenda: "Serve una legge seria contro l'omotransfobia", spiega Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center e Responsabile Gay Help Line "Chiediamo giustizia per Paola, il colpevole non è solo il fratello, ma anche gli altri familiari che la hanno maltrattata ed hanno consentito quanto accaduto senza proteggerla e senza denunciare". Anche Daniela Lourdes Falanga, presidente di Antinoo Arci Gay Napoli, ha spiegato che "Troppo spesso i compagni e le compagne delle persone trans diventano prede della transfobia, subendo offese e umiliazioni". Anche Antonello Sannino, segretario dell'Arci Gay, ha sottolineato che "Purtroppo non parliamo di casi isolati. Abbiamo notizia di altre situazioni di sofferenze in famiglia che rischiano di avere conseguenze molto gravi".